Nella Campania dominata dai trasformismi e dai cambi di casacca, può accadere (ed infatti accade) che un partito provi a stare di qui e di là, a destra e a sinistra, in alto e in basso. Purché ci sia qualche assessorato da spartire e qualche posizione di potere da occupare. E così le spericolate alleanze dell’Udc campano hanno fatto arrabbiare di brutto il commissario regionale del Pdl Francesco Nitto Palma, il magistrato chiamato a mettere ordine dopo la tumultuosa gestione di Nicola Cosentino.
Ma come, si sarà chiesto l’ex Guardasigilli del crepuscolare governo Berlusconi, i centristi di Casini sono in maggioranza con noi in Regione e in quattro province su cinque (tra cui Napoli, Avellino e Salerno) e poi, mentre noi azzurri viviamo un momento di debolezza nei sondaggi, loro chiudono intese col Pd per le amministrative dei più importanti comuni del napoletano e dell’avellinese (Torre del Greco, Pozzuoli, Casavatore, Atripalda, Solofra)? “C’è un problema politico” protesta Palma, secondo cui “il rapporto strategico con l’Udc si è incrinato, loro ormai sono per sbaglio in maggioranza col centrodestra, sono passati dall’altra parte”.
Palma ha dato gli otto giorni al Governatore Stefano Caldoro: se non caccerà gli assessori centristi, ritirerà la delegazione Pdl dalla giunta regionale, e nel frattempo gli azzurri bocceranno ogni proposta di delibera proveniente dall’Udc. L’ultimatum scadrà a fine settimana e vale anche per le amministrazioni provinciali. Caldoro per ora ha deciso di far finta di nulla. E non rilascia dichiarazioni.
Crisi. Ultimatum. Delegazioni da ritirare per protestare “contro l’abuso della politica dei due forni”. Prassi e linguaggi della Prima Repubblica stanno aprendo una crepa nel centrodestra campano. Gongola Andrea Orlando, responsabile nazionale Giustizia del Pd e commissario del partito a Napoli, che sogna di esportare quest’alleanza a Roma: “Il Pdl dovrebbe interrogarsi sul perché non riesce ad attrarre più i moderati. Ma non credo che il Pdl voglia davvero far precipitare la situazione – riflette in un’intervista ad Adolfo Pappalardo de Il Mattino – penso che tireranno a campare, non è un caso che il consiglio regionale non sia stato mai davvero investito dalla crisi”. I dirigenti Udc liquidano la vicenda come frutto di beghe interne del Pdl e delle ripetute richieste di rimpasto per dare spazio a qualche consigliere regionale berlusconiano.
Per l’Udc locale allearsi col Pd è stato un richiamo della foresta. I due assessori regionali casiniani, Giuseppe De Mita e Pasquale Sommese, da lì provengono e in un recentissimo passato vi hanno ricoperto ruoli di primissimo piano. De Mita, nipote dell’ex premier Ciriaco De Mita, è stato il primo segretario del Pd di Avellino. Sommese è stato il vice segretario del Pd di Napoli: fu la segreteria che affrontò disastrosamente gli arresti nella giunta Iervolino del dicembre 2008, il segretario Luigi Nicolais si dimise di punto in bianco per non essere riuscito a convincere la sindaca ad azzerare l’esecutivo e a dare un vero colpo di spugna a un’amministrazione in profonda difficoltà. Sommese pagherebbe il prezzo più alto per l’eventuale rottura tra Pdl e Udc. Quando è entrato in giunta si è dimesso da consigliere regionale (la legge campana non glielo imponeva) e per restare nell’esecutivo Caldoro ha rinunciato alla possibilità di subentrare al Parlamento Europeo, dove era stato eletto nella lista Pd.
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