L’articolo di Massimo Fini sul nostro giornale, un omaggio commosso alla statura politica di Bossi, mi avrebbe fatto veramente drizzare i capelli se mai ne avessi avuto ancora qualcuno. Dirò meglio allora: mi si è rivoltato lo stomaco. Se l’avessi letto su “Libero” o “il Giornale” o “la Padania” come sarebbe scontato, sia pure a sua firma mi avrebbe fatto sorridere di compassione per l’autore. Leggerlo sul “Fatto” mi ha fatto venire i sorci verdi. Va bene la provocazione, e lui è un maestro in questo, ma qui si esagera tanto più che non visto nessun dibattito di idee. E forse è giusto così. Di fronte a quella opinione non vale la pena dibattersi. Ma a me disturba che nessuno abbia nulla da dire. Neanche l’ottimo articolo di Furio Colombo del giorno dopo, infatti, e con lo stesso argomento, fa cenno a quell’articolo di Fini, antitetico, comparso sul suo (nostro) stesso giornale.
Colombo cita per smontarle queste parole: “Bossi aveva tutti contro, ma ha contribuito a scardinare la prima repubblica portando istanze nuove…” e poi ancora “sono sconfitti a cui va riconosciuto l’onore delle armi” sono parole di Pierluigi Battista e di Michele Brambilla, tali e quali a quelle di Fini pubblicate sul Fatto. Con l’aggiunta patetica di Fini a chiusura del suo articolo: “Voglio dirgli con rispetto, con ammirazione e con affetto: grazie Umberto”. E Padellaro e Travaglio? Nulla da ridire o da ridere?
A mò di piccola, personale protesta, significando: “Non contate su di me” riporto il mio pensiero su Bossi e la Lega in generale che è poi quella di Alexander Stille (pubblicata sul suo blog di Repubblica): purtroppo molti salutano l’uscita di scena di Bossi come quella di un grande uomo politico travolto dalla malattia e da un entourage poco affidabile. Invece è stato ed è solo un cialtrone opportunista, cafone, razzista e ignorante. E solo altri ignoranti e razzisti e opportunisti hanno potuto fargli da contorno aiutandolo a trascinarci nella merda tutti quanti.