Il Carroccio in crisi d'identità e in un clima da resa dei conti si aggrappa ai militanti, che stasera scenderanno in piazza col le scope "per scopare fuori il pollaio". E intanto sulla radio del partito i Bossi sono paragonati a Bettino Craxi
“E’ ora di scopare fuori il pollaio”: è la traduzione dello slogan bergamasco che scandirà l’orgoglio padano in scena stasera alla fiera nuova in via Lunga a Bergamo. Agiteranno le scope di saggina che si sono portati per dimostrare che i militanti della Lega sono altra cosa rispetto a quelli delle inchieste, quelli che non hanno ricevuto investitura ufficiale nei congressi e che, quindi, se ne devono andare.
Ieri su Radio Padania Libera sono piovute le reazioni del popolo della Lega. Piovute come monetine, le stesse del paragone tra Renzo (Trota) Bossi e Craxi. Un confronto che ha scatenato la reazione della frangia innocentista. Un ascoltatore da Sesto San Giovanni ribatte che “Craxi ha preso le tangenti, quelli della Lega sono finanziamenti che teoricamente sono proprietà della Lega stessa, non sono soldi sfilati dalle tasche dei cittadini con tangenti occulte. Noi abbiamo usato male i soldi – aggiunge – ma non abbiamo preso le tangenti”. Rispondono che Bossi da padre doveva verificare quello che faceva il figlio. Giovanna da Torino: “La Lega non può smentire il Roma ladrona, a meno che non siamo contenti che rubino tutti”.
Intanto a Bergamo l’attesa cresce. Soprattutto perché, come dice il presidente della Provincia Ettore Pirovano, “le cose nella Lega si sanno solo dopo che sono accadute” quindi nessuna notizia certa su chi salirà sul palco. Di certo il triumvirato, forse amministratori locali e giovani Padani. Stasera il palcoscenico sarà loro per cercare di tenere unito lo smembramento in atto nel partito. La Lega, per salvarsi da se stessa, si aggrappa ai militanti. Dalla radio, Giorgio da Monte Brianza in mattinata aveva chiesto: “Chi l’ha nominato Belsito? Onore delle armi a Bossi, ma stiamo attenti perché c’è molto scontento in giro. L’unica soluzione è Maroni segretario”.
Alcuni stasera attendono l’acclamazione di Roberto Maroni un po’ come era stato il giugno scorso a Pontida. Nei giorni scorsi, tuttavia, sempre sui muri attorno al pratone erano comparse scritte di altro tipo: “Maroni traditore” e “Maroni iscariota”. Sempre a Pontida poi ieri si è verificato il déjà vu della scritta. Quella grande, verde, che campeggia sul muro dello storico pratone. Da “Padroni a casa nostra” a “Ladroni a casa nostra”. Era già accaduto all’indomani dell’avvio dell’inchiesta a carico di Davide Boni ed è accaduto ieri (poi la scritta è stata ripristinata nella versione ufficiale) alla vigilia dell’orgoglio padano.
Lo stesso Pirovano non se la sente di dire che gli autori non siano stati leghisti. “Non mi stupisco con quello che sta accadendo. Un tempo per essere cacciati dalla Lega bastava dire qualcosa che non piacesse al capo. Ora invece dobbiamo aspettare che Rosy Mauro decida di dimettersi”. Lei, che da vicepresidente del Senato ha garantito lo stipendio al fidanzato-poliziotto (in aspettativa) canterino, non è molto amata all’interno del partito, dove i militanti hanno una buona memoria come dimostra l’ascoltatrice che durante la trasmissione aveva commentato: “Ho sempre votato un po’ per la Lega e un po’ per il Pdl. Oggi ho sentito che la Angela Merkel è in Italia, lei è venuta col volo di Stato, ma il marito con volo low cost. Come mai Calderoli quando era ministro andò a Disneyland con 8 persone di scorta?”. Poi il commento su il Trota: “Se Renzo Bossi ha sbagliato restituirà i soldi – chiude un altro ascoltatore – ma Maroni non deve fare processi prima dei giudici”.
Ora il figlio del capo non è davvero più l’intoccabile dei bei tempi della campagna elettorale con esito certo e blindato grazie alla tutor Monica Rizzi ed al vecchio, storico amico di Umberto: quel Bruno Caparini che, anni prima, aveva ottenuto dal Senatur il favore di fare entrare in politica il figlio Davide. In tanti avevano lavorato per l’elezione blindata, certa e con molti voti dell’allora oracolo Renzo Bossi oggi tornato ad essere quasi uno come tanti. Lo stesso segretario provinciale di Milano Igor Iezzi sul suo profilo Facebook compare mentre pesca una trota. Ogni riferimento a fatti e persone non è puramente casuale.
da Il Fatto Quotidiano del 10 aprile 2012