Bossiano, fedelissimo di Marco Reguzzoni e degno rappresentante territoriale dell'ex segretario federale, è stato calato dall'alto ad ottobre in un congresso provinciale nervosissimo. Il passo indietro per evitare che si arrivi alla votazione della sua fiducia, già richiesta da 10 membri su 16 del direttivo varesino
Il terremoto che sta scuotendo la Lega Nord non risparmia i vertici locali. Dopo le dimissioni di Umberto e Renzo Bossi, questa mattina ha lasciato l’incarico il segretario provinciale della Lega Nord di Varese, Maurilio Canton, imposto appena qualche mese fa in un infuocato congresso provinciale.
“E’ vero, mi sono dimesso – ha confermato lo stesso Canton – Non ho nulla da rimproverarmi, ma siccome sono stato oggetto di una mozione di sfiducia, non voglio creare danni al movimento e ho preferito fare un passo indietro. Ripeto, non ho niente di cui vergognarmi, anche lo scorso giovedì non ho contestato nessuno e, anzi, ho abbondantemente stigmatizzato il comportamento di chi si è lasciato andare ad atti di stupidità. Non mi sembrava utile continuare ad insistere in un ruolo e in una posizione che da molti viene individuata come un problema. Sono una persona per bene e non ho bisogno di fare il segretario a tutti i costi, continuerò il mio impegno per il partito da militante. Ora, ad esempio, sto per far partire una scuola quadri”.
La storia di Canton rappresenta in pieno la parabola leghista degli ultimi mesi. Bossiano, fedelissimo di Marco Reguzzoni e degno rappresentante territoriale di “the family”, è stato calato dall’alto in un congresso provinciale nervosissimo, a cui la Lega di Varese è arrivata divisa più che mai. In quell’occasione i militanti maroniani hanno contestato apertamente la decisione di imporre un candidato, chiedendo di poter andare al voto, arrivando addirittura a fischiare l’ex segretario federale Umberto Bossi.
Dal momento della sua nomina è stato osteggiato in tutti i modi. Dal fronte maroniano le gole profonde hanno iniziato a far venire a galla tutti i malumori e i malesseri interni, aprendo la frattura tra il cerchio magico e i barbari sognanti. Una frattura che ha conosciuto il suo momento più buio a metà gennaio, quando Bossi ha imposto il silenziatore all’ex ministro dell’Interno. Una decisione che ha scatenato la reazione furibonda dei militanti che hanno organizzato subito il Maroni day a Varese e da allora per Bobo la strada è stata tutta in discesa, tra comizi e bagni di folla, fino alle dimissioni del Capo sotto il peso di un’inchiesta destinata a sconvolgere la Lega Nord.
Alla notizia delle dimissioni di Maurilio Canton le reazioni in terra varesina sono tutte entusiaste: “Canton ha fatto una scelta saggia – ha detto il maroniano Matteo Bianchi, sindaco di Morazzone -, ora ci aspettiamo le dimissioni di qualcun altro, non solo da incarichi amministrativi, ma dal movimento stesso”. Il riferimento è a tutte quelle persone che a vario titolo sono state coinvolte nell’inchiesta: “Penso a Rosi Mauro, che è il caso più eclatante, ma anche a quelle persone come Paola Reguzzoni o Giangiacomo Longoni che giovedì erano a Milano per contestare Maroni”.