S’intitola Lavoro il racconto di Goffredo Parise che fa parte dei Sillabari e parla d’uno strano vecchio che gira in bici per le campagne del Veneto rubando rami di salice per farne fantasiosi mobili che sembrano scheletri. L’inseguono talvolta i contadini che si vedono sottratta la materia prima per la manutenzione della vigna… E s’intitola Altri il racconto dei Sillabari che parla di un altro strano incontro: nella spiaggia dell’hotel Des Bains al Lido di Venezia, un bambino scopre un intruso, un uomo che ha scavalcato la rete per bagnarsi i piedi e vedere il mare per la prima volta. Di notte il bambino si chiede chi sia quell’uomo, perché non ha mai visto il mare, e se ha una famiglia. Non riesce a dare delle risposte a quelle domande e questo gli fa capire l’esistenza degli “altri”. L’autore del Ragazzo morto e le comete – scomparso nell’86 lasciando inedito il romanzo L’odore del sangue – ha scritto cinquantatré racconti corrispondenti a diversi sentimenti. Da Amore a Solitudine. Passando per Cuore, Estate, Fascino, Libertà. Cinquantatré brevi storie simili a sogni che sono confluite nei Sillabari. Dettagliate ed enigmatiche come un flusso onirico. Arbasino ha detto che Parise scriveva “come su seta”. Ed è allora un po’ spiazzante che Nanni Moretti abbia voluto – con la sua voce spigolosa e ispida – cimentarsi in un audiolibro in cui sono racchiusi i racconti dei Sillabari.
L’audiolibro, edito da Emons (Emonsaudiolibri.it), esce l’11 aprile e se ne possono ascoltare in anteprima tre assaggi (Età, Carezza, Bacio). Dunque giudicate voi se il regista e interprete di Bianca – cioè il Moretti più intimista e malinconico – riesce a dare una lettura convincente di un libro poco classificabile come del resto tutta l’opera di Parise che Adelphi sta ristampando. Ma la lettura morettiana funziona bene proprio perché spiazza, perché è una interpretazione personale, d’autore, qualcosa che non ti aspetti. Un po’ come a teatro per Sabrina Impacciatore e la Ginzburg di E’ stato così. Oltre a Sillabari, per Adelphi, sono già usciti Lontano, Il padrone, Il prete bello, L’eleganza è frigida e Guerre politiche. Quest’ultimo è una raccolta dei reportage in Vietnam, Cile, Laos, Africa. Il racconto dei Sillabari intitolato Fame è ambientato in Biafra – staterello africano diventano sinonimo delle disperata mancanza di cibo alla fine degli anni ’60 – e descrive un bambino che lotta contro la mancanza di energie e costruisce una catasta per arrostirvi un topo mentre si sente mancare le forze per la denutrizione. Più d’un romanzo i racconti dei Sillabari – in cui si è cimentato di recente a teatro Paolo Poli con esito più ironico e istrionico – si prestano a una lettura, all’oralità. Coi Sillabari, che scorrono fino a Solitudine, Parise doveva arrivare all’ultima lettera dell’alfabeto. Ma si è fermato prima perché “alla lettera S, nonostante i programmi, la poesia mi ha abbandonato”.