L’audiolibro, edito da Emons (Emonsaudiolibri.it), esce l’11 aprile e se ne possono ascoltare in anteprima tre assaggi (Età, Carezza, Bacio). Dunque giudicate voi se il regista e interprete di Bianca – cioè il Moretti più intimista e malinconico – riesce a dare una lettura convincente di un libro poco classificabile come del resto tutta l’opera di Parise che Adelphi sta ristampando. Ma la lettura morettiana funziona bene proprio perché spiazza, perché è una interpretazione personale, d’autore, qualcosa che non ti aspetti. Un po’ come a teatro per Sabrina Impacciatore e la Ginzburg di E’ stato così. Oltre a Sillabari, per Adelphi, sono già usciti Lontano, Il padrone, Il prete bello, L’eleganza è frigida e Guerre politiche. Quest’ultimo è una raccolta dei reportage in Vietnam, Cile, Laos, Africa. Il racconto dei Sillabari intitolato Fame è ambientato in Biafra – staterello africano diventano sinonimo delle disperata mancanza di cibo alla fine degli anni ’60 – e descrive un bambino che lotta contro la mancanza di energie e costruisce una catasta per arrostirvi un topo mentre si sente mancare le forze per la denutrizione. Più d’un romanzo i racconti dei Sillabari – in cui si è cimentato di recente a teatro Paolo Poli con esito più ironico e istrionico – si prestano a una lettura, all’oralità. Coi Sillabari, che scorrono fino a Solitudine, Parise doveva arrivare all’ultima lettera dell’alfabeto. Ma si è fermato prima perché “alla lettera S, nonostante i programmi, la poesia mi ha abbandonato”.