Alessandro Moggi ci riprova: da lunedì attiva a Dubai la nuova Gea World
La società sorge dalle ceneri di quella che riuniva il gotha dei procuratori sportivi fino al 2006, quando venne travolta dai guai giudiziari al pari del suo fondatore. Ora rinasce per gestire solo l'immagine dei calciatori e altri, non specificati servizi
A volte ritornano. A sei anni dalla messa in liquidazione della Gea World, Alessandro Moggi ci riprova. Da lunedì sarà attiva a Dubai la GEA World Middle East, che sarà gestita da lui, insieme all’ex sodale Riccardo Calleri e a un nuovo socio. Della vecchia società di procuratori sportivi che controllava il calcio italiano, la nuova Gea prenderà solo il nome. Il nome, appunto. Moggi junior è il figlio dell’ex dg della Juventus, Luciano, che si è appena visto confermare dall’Alta Corte del Coni la sentenza di radiazione emessa nel luglio 2011 dalla Commissione Disciplinare.
Quella della GEA World Middle East è però un’altra storia. “Un bel messaggio anche per il cosiddetto Made in Italy. Così possiamo esportare il nostro modo di far calcio” ha detto Alessandro Moggi alla Gazzetta dello Sport, sottolineando che l’esordio a Dubai sarà solo “un bel primo passo”, visto che la nuova GEA – a differenza di quella vecchia – non avrà la procura di calciatori, ma si occuperà solamente di gestire l’immagine degli atleti e di offrire non meglio specificati servizi, oltre che organizzare eventi in ambito calcistico.
A questo punto, però, è doveroso ricordare cosa fu la GEA nel calcio italiano e nelle aule giudiziarie per comprendere cosa ha rappresentato quel nome. Nata nel 2001, della GEA hanno fatto parte a vario titolo nei suoi cinque anni di vita, oltre al già citato Moggi e al suo socio Franco Zavaglia, tutta una serie di ‘figli di’: Riccardo Calleri, figlio di Gian Marco (ex presidente di Lazio e Torino); Chiara Geronzi, figlia di Cesare (al tempo numero uno di Capitalia e, nel calcio, controllore di minoranza dell’As Roma e dei debiti della SS Lazio); Andrea Cragnotti, figlio di Sergio (ex proprietario Lazio); Francesca Tanzi, figlio di Callisto (ex Parma); Giuseppe De Mita, figlio di Ciriaco (DC) e Davide Lippi, figlio di Marcello (ex allenatore di Juventus e nazionale italiana).
Tra il 2001 e il 2006, la GEA era arrivata a gestire la procura di 262 calciatori e, visto chi la controllava, era palese il conflitto d’interessi. Eppure, nonostante le dichiarazioni del solito Zeman (“La Gea influenza il campionato di calcio italiano”) e le denunce di procuratori (Pasqualin, Morabito e Canovi) che si erano visti togliere procure in favore della società di Moggi junior, una commissione della FIGC stabilì che era tutto regolare. Anche perché una modifica del Regolamento FIGC per Agenti di calciatori risalente al 2001 (coincidenza: l’anno di nascita della Gea) in pratica eliminava la possibilità di conflitto di interessi se vi erano rapporti di parentela o di affari tra procuratori e club. La GEA, quindi, ha continuato a spadroneggiare nel sistema calcio italiano. Almeno fino al 2006, agli albori di Calciopoli, quando i pm romani Luca Palamara e Maria Cristina Palaia aprirono un fascicolo in relazione al sospetto di posizione dominante. Apriti cielo.
Dai verbali delle indagini emersero le dichiarazioni di diversi calciatori (tra cui Grabbi, Fresi, Amoruso, Blasi e Miccoli), che accusavano a vario titolo la GEA di avere esercitato pressioni su di loro, di essere stati minacciati, di aver subito violenze ed estorsioni e di essere stati ostracizzati dal calcio che conta per non aver obbedito agli ordini. Non solo. Le accuse, infatti, parlavano anche di commissioni gonfiate date dalle società ai procuratori della GEA e di convocazioni in nazionale pilotate. Stralciate le posizioni di alcuni imputati (Geronzi, Cragnotti), in sei vennero rinviati a giudizio: Luciano e Alessandro Moggi, Davide Lippi, Franco Zavaglia, oltre a Pasquale Gallo e Francesco Ceravolo (collaboratori di Luciano Moggi). Nel 2008, dopo oltre 400 deposizioni (in pratica tutto il gotha pallonaro), accuse di reticenza e falsa testimonianza, si arrivò alle richieste di condanna per associazione a delinquere, illecita concorrenza, violenza privata e tentata violenza per Luciano e Alessandro Moggi e i loro sodali. Nel 2009 arrivò la sentenza: Zavaglia, Lippi, Ceravolo e Gallo vennero assolti con formula piena; Luciano e Alessandro Moggi furono condannati rispettivamente a 1 anno e 6 mesi e 1 anno e 2 mesi per violenza privata e minacce. Esclusa, dunque, l’associazione a delinquere.
Il pubblico ministero, dopo la sentenza, decise di non ricorrere, denunciando che il mancato accoglimento della maggior parte delle imputazioni era stato provocato dalla “omertà del mondo del calcio”. Nel marzo 2011, la Corte d’Appello ha ridotto ulteriormente le pene, perché è andato prescritto il reato di violenza privata nell’ambito del caso Amoruso: 1 anno a Moggi senior e 5 mesi a Moggi junior. Nel frattempo, nell’aprile del 2009, era arrivata anche la condanna della giustizia sportiva: 4 anni di sospensione dall’albo dei procuratori per Alessandro Moggi, poi ridotti dal Tnas a 20 mesi. Ecco perché, da gennaio 2011, Moggi jr. è libero di operare a pieno titolo come agente dei calciatori. Anche per questo motivo, dopo aver parlato della nascita della GEA World Middle East come di un “bel messaggio per il Made in Italy”, nell’intervista alla Gazza Alessandro Moggi ha preannunciato anche altro: “Da settembre potremmo riaprire i battenti in Italia”. A volte ritornano: nomi, cognomi e fantasmi già noti.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico
La Redazione
Londra, 17 feb. (Adnkronos) - Il principe William ha saltato la cerimonia dei Bafta, premio di cui è presidente. Anziché unirsi al mondo dello spettacolo in occasione della premiazione annuale cinematografica dell'Accademia a Londra, che ha visto 'Conclave' e 'The Brutalist' fare incetta di premi, il futuro re britannico ha deciso di concedersi una vacanza ai Caraibi con la sua famiglia. Il Mail on Sunday ha rivelato che il principe di Galles si trova a più di seimila chilometri dalla Gran Bretagna, nell'esclusivo paradiso caraibico dell'isola di Mustique.
Il principe William, Kate e i loro figli sono volati sull'isola privata giovedì, pochi giorni dopo che Kensington Palace aveva annunciato che la coppia non avrebbe preso parte alla cerimonia, a cui hanno partecipato numerose star, alla Royal Festival Hall. La famiglia sta trascorrendo la seconda vacanza nel giro di pochi mesi, dopo la pausa sciistica di Capodanno. Si ritiene che abbiano viaggiato tutti insieme in business class, su un volo della British Airways, poiché negli ultimi anni il protocollo che prevede che gli eredi al trono volino separatamente è stato allentato.
Una fonte afferma che hanno preso un volo per Saint Lucia prima di prenderne uno privato per Mustique, notoriamente il rifugio preferito della defunta principessa Margaret, nonché un luogo di fuga molto amato dalle celebrità. Anche la defunta regina e il principe Filippo vi fecero visita nel 1966, 1977 e 1985. Sembra che anche la madre di Kate, Carole Middleton, che apprezza la privacy che il luogo offre, si trovi sull'isola. Mustique è di proprietà di una società privata e non consente la permanenza a giornalisti o fotografi. Sull'isola c'è un piccolo hotel e i visitatori devono possedere una casa o avere un invito per soggiornarvi.
C'è un solo bar, il Basil's, la cui clientela include Mick Jagger, Daniel Craig, Noel Gallagher e Kate Moss. Inizialmente, gli addetti ai lavori dei Bafta speravano che William e Kate avrebbero preso parte insieme alla cerimonia di ieri, segnando un ritorno sul red carpet per Kate, dopo la sua malattia. William ha partecipato alla cerimonia l'anno scorso senza la moglie, ma non vi ha preso parte per due anni consecutivi da quando è diventato presidente nel 2010.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - "Mentre Giorgia Meloni annuncia con ostinazione di voler portare avanti il protocollo Italia-Albania, la realtà dei fatti racconta un'altra storia: il progetto si sta rivelando un fallimento sotto ogni aspetto. Continuare a insistere, ignorando le evidenti criticità emerse, significa solo perseverare nell’errore e continuare a sprecare somme ingenti di denaro pubblico, già oltre il miliardo di euro". Lo dichiarano i deputati democratici della Commissione Affari Costituzionali alla Camera, Simona Bonafè, Gianni Cuperlo, Federico Fornaro, Matteo Mauri e Matteo Orfini.
"La premier rivendica il 'diritto della politica di governare', ma governare significa anche assumersi la responsabilità di riconoscere quando un’operazione non funziona e soprattutto rispettare la legge. Il miliardo di euro investito nel progetto avrebbe potuto rafforzare servizi essenziali come sanità, istruzione e welfare, invece viene impiegato per un’iniziativa che sta mostrando tutti i suoi limiti".
"La notizia dei licenziamenti nei centri di Shengjin e Gjader - concludono - certifica ulteriormente la fragilità di questo sistema. Il governo prenda atto della realtà e non insista con nuove forzature legislative per tenere in piedi un’iniziativa ormai compromessa".
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - “In merito allo scandalo Paragon, non è stato smentito che, oltre all'intelligence, non vi siano altri apparati dello Stato che abbiano in dote tale spyware, non indicando nello specifico quali sarebbero i clienti italiani di Paragon Solutions”. Così una interrogazione di Matteo Renzi e dei senatori di Italia Viva rivolta al Ministro della Giustizia Carlo Nordio.
“Pare fondamentale accertarsi dal Ministro interrogato che la Polizia penitenziaria sia totalmente estranea all’utilizzo di Paragon e se così non fosse, si chiede di sapere quando e da chi sia stato firmato il contratto e quanto valga, sia l’importo dell’accordo; se risulti veritiero o meno che la Polizia penitenziaria abbia in dote e utilizzi tale spyware, se risulti veritiero che il Gom utilizzi una propria struttura di intercettazione e quante persone compongano l’ufficio incaricato di seguire le intercettazioni per la polizia penitenziaria e quante risorse economiche siano state utilizzate dalla stessa per gli strumenti di intercettazione negli ultimi tre anni".
"Se risulti veritiero che l’ex capo del Dap si sia dimesso e abbia indicato le ragioni del suo gesto in una lettera riservata inviata al Ministro. Se in questa lettera e nella decisione delle dimissioni influiscano divergenze tra le vedute dell’ex capo del Dap e il sottosegretario Del Mastro delle Vedove e la capo di gabinetto Bartolozzi”, si legge nell’ interrogazione.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - "È in atto un attacco all’Europa per dividerla e indebolire la sua forza. Un obiettivo delle destre di tutto il mondo che va contrastato con determinazione perché solo un’Europa più forte e coesa può garantire una soluzione di pace per l’Ucraina. Per questo chiediamo alla Premier Meloni oggi a Parigi di abbandonare le sirene trumpiane e di collocare l’Italia nel campo europeista dove pace, democrazia e sicurezza sono valori irrinunciabili". Così in una nota Chiara Braga e Francesco Boccia, capigruppo Pd alla Camera dei Deputati e al Senato, e Nicola Zingaretti, capo delegazione Pd al Parlamento Europeo.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - "Come già dimostrato dai fatti, il protocollo Italia-Albania rimane un progetto fallimentare, costosissimo, contro i diritti umani e le normative internazionali e Ue". Così in una nota Alessandro Zan, vice presidente della commissione Libe, responsabile diritti nella Segreteria Pd.
"Le dichiarazioni del Commissario Brunner appaiono quanto meno sorprendenti, soprattutto perché Giorgia Meloni ha scialacquato un miliardo di euro dei contribuenti italiani che poteva invece essere investito nella sanità pubblica. La Commissione deve garantire il sistema europeo comune di asilo, le norme comuni dell'Ue in materia di migrazione, per non lasciare sola l’Italia e non cercare scorciatoie sbagliate e inumane. Come può quindi condividere gli obiettivi del modello Albania e sostenere l'elusione degli obblighi internazionali e Ue? Dal Parlamento Ue continueremo a vigilare e far sentire la nostra voce contro ogni violazione e contro ogni ulteriore sperpero di denaro pubblico."
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Su "tutto ciò che costruisce unità, noi ci saremo". Angelo Bonelli risponde così interpellato sulla possibilità di una manifestazione sulla questione sociale annunciata da Giuseppe Conte e su cui Elly Schlein si è detta disponibile.
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Alessandro Moggi ci riprova: da lunedì attiva a Dubai la nuova Gea World
La società sorge dalle ceneri di quella che riuniva il gotha dei procuratori sportivi fino al 2006, quando venne travolta dai guai giudiziari al pari del suo fondatore. Ora rinasce per gestire solo l'immagine dei calciatori e altri, non specificati servizi
A volte ritornano. A sei anni dalla messa in liquidazione della Gea World, Alessandro Moggi ci riprova. Da lunedì sarà attiva a Dubai la GEA World Middle East, che sarà gestita da lui, insieme all’ex sodale Riccardo Calleri e a un nuovo socio. Della vecchia società di procuratori sportivi che controllava il calcio italiano, la nuova Gea prenderà solo il nome. Il nome, appunto. Moggi junior è il figlio dell’ex dg della Juventus, Luciano, che si è appena visto confermare dall’Alta Corte del Coni la sentenza di radiazione emessa nel luglio 2011 dalla Commissione Disciplinare.
Quella della GEA World Middle East è però un’altra storia. “Un bel messaggio anche per il cosiddetto Made in Italy. Così possiamo esportare il nostro modo di far calcio” ha detto Alessandro Moggi alla Gazzetta dello Sport, sottolineando che l’esordio a Dubai sarà solo “un bel primo passo”, visto che la nuova GEA – a differenza di quella vecchia – non avrà la procura di calciatori, ma si occuperà solamente di gestire l’immagine degli atleti e di offrire non meglio specificati servizi, oltre che organizzare eventi in ambito calcistico.
A questo punto, però, è doveroso ricordare cosa fu la GEA nel calcio italiano e nelle aule giudiziarie per comprendere cosa ha rappresentato quel nome. Nata nel 2001, della GEA hanno fatto parte a vario titolo nei suoi cinque anni di vita, oltre al già citato Moggi e al suo socio Franco Zavaglia, tutta una serie di ‘figli di’: Riccardo Calleri, figlio di Gian Marco (ex presidente di Lazio e Torino); Chiara Geronzi, figlia di Cesare (al tempo numero uno di Capitalia e, nel calcio, controllore di minoranza dell’As Roma e dei debiti della SS Lazio); Andrea Cragnotti, figlio di Sergio (ex proprietario Lazio); Francesca Tanzi, figlio di Callisto (ex Parma); Giuseppe De Mita, figlio di Ciriaco (DC) e Davide Lippi, figlio di Marcello (ex allenatore di Juventus e nazionale italiana).
Tra il 2001 e il 2006, la GEA era arrivata a gestire la procura di 262 calciatori e, visto chi la controllava, era palese il conflitto d’interessi. Eppure, nonostante le dichiarazioni del solito Zeman (“La Gea influenza il campionato di calcio italiano”) e le denunce di procuratori (Pasqualin, Morabito e Canovi) che si erano visti togliere procure in favore della società di Moggi junior, una commissione della FIGC stabilì che era tutto regolare. Anche perché una modifica del Regolamento FIGC per Agenti di calciatori risalente al 2001 (coincidenza: l’anno di nascita della Gea) in pratica eliminava la possibilità di conflitto di interessi se vi erano rapporti di parentela o di affari tra procuratori e club. La GEA, quindi, ha continuato a spadroneggiare nel sistema calcio italiano. Almeno fino al 2006, agli albori di Calciopoli, quando i pm romani Luca Palamara e Maria Cristina Palaia aprirono un fascicolo in relazione al sospetto di posizione dominante. Apriti cielo.
Dai verbali delle indagini emersero le dichiarazioni di diversi calciatori (tra cui Grabbi, Fresi, Amoruso, Blasi e Miccoli), che accusavano a vario titolo la GEA di avere esercitato pressioni su di loro, di essere stati minacciati, di aver subito violenze ed estorsioni e di essere stati ostracizzati dal calcio che conta per non aver obbedito agli ordini. Non solo. Le accuse, infatti, parlavano anche di commissioni gonfiate date dalle società ai procuratori della GEA e di convocazioni in nazionale pilotate. Stralciate le posizioni di alcuni imputati (Geronzi, Cragnotti), in sei vennero rinviati a giudizio: Luciano e Alessandro Moggi, Davide Lippi, Franco Zavaglia, oltre a Pasquale Gallo e Francesco Ceravolo (collaboratori di Luciano Moggi). Nel 2008, dopo oltre 400 deposizioni (in pratica tutto il gotha pallonaro), accuse di reticenza e falsa testimonianza, si arrivò alle richieste di condanna per associazione a delinquere, illecita concorrenza, violenza privata e tentata violenza per Luciano e Alessandro Moggi e i loro sodali. Nel 2009 arrivò la sentenza: Zavaglia, Lippi, Ceravolo e Gallo vennero assolti con formula piena; Luciano e Alessandro Moggi furono condannati rispettivamente a 1 anno e 6 mesi e 1 anno e 2 mesi per violenza privata e minacce. Esclusa, dunque, l’associazione a delinquere.
Il pubblico ministero, dopo la sentenza, decise di non ricorrere, denunciando che il mancato accoglimento della maggior parte delle imputazioni era stato provocato dalla “omertà del mondo del calcio”. Nel marzo 2011, la Corte d’Appello ha ridotto ulteriormente le pene, perché è andato prescritto il reato di violenza privata nell’ambito del caso Amoruso: 1 anno a Moggi senior e 5 mesi a Moggi junior. Nel frattempo, nell’aprile del 2009, era arrivata anche la condanna della giustizia sportiva: 4 anni di sospensione dall’albo dei procuratori per Alessandro Moggi, poi ridotti dal Tnas a 20 mesi. Ecco perché, da gennaio 2011, Moggi jr. è libero di operare a pieno titolo come agente dei calciatori. Anche per questo motivo, dopo aver parlato della nascita della GEA World Middle East come di un “bel messaggio per il Made in Italy”, nell’intervista alla Gazza Alessandro Moggi ha preannunciato anche altro: “Da settembre potremmo riaprire i battenti in Italia”. A volte ritornano: nomi, cognomi e fantasmi già noti.
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