Una Smith & Wesson 357 Magnum per il cardinale. Al diavolo l’ispettore Callaghan. “Quella per le armi è una vecchia passione. Andavo al tiro a segno. Purtroppo da quando sono qui in Vaticano ho dovuto smettere”. Vaticano? Sì, chi parla è un cardinale: Domenico Calcagno, già vescovo di Savona. Nel 2007 è stato ‘promosso’ con l’appoggio di Tarcisio Bertone, suo grande sostenitore: è diventato presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. Insomma, uno dei pochi cardinali che hanno accesso all’appartamento del Pontefice.
Una bella soddisfazione, ma anche un piccolo dolore: addio alle armi per il porporato. La notizia, riportata ieri da Mario Molinari sul sito www.savonanews.com, è stata confermata dal cardinale al Fatto. Calcagno, però, non dimentica il dovere cristiano all’umiltà e minimizza: “Ma guardi … sono vecchi pezzi, armi di poco pregio”. Savonanews e il Fatto, però, sono entrati in possesso della dichiarazione che Calcagno, allora monsignore, presentò nel 2006 alla Questura di Savona.
A leggere le parole del porporato alle forze dell’ordine pare di trovarsi di fronte a un piccolo arsenale: armi d’epoca, certo, ma anche Nagant russi che ti fanno paura solo a guardarli e che centrerebbero l’obiettivo a un chilometro di distanza. Ecco l’elenco delle armi del cardinale: fucile marca Breda modello Argus, moschetto mod 31 marca Schmidt, fucile Faet Carcano (simile a quello che avrebbe ammazzato Kennedy, per capirci), fucile Nagant di fabbricazione russa, fucile turco Hatsan. Tutte armi acquistate in armeria. Ma non basta.
Il cardinale Calcagno dichiarò di “detenere anche, con le relative munizioni”: carabina Beretta calibro 22 per uso sportivo, fucile sovrapposto calibro 12 marca Gamba, doppietta da caccia calibro 12, fucile sovrapposto a due canne calibro 12 marca Franchi, fucile calibro 12 marca Beretta, Revolver Smith & Wesson calibro 357 Magnum. Quella dell’ispettore Callaghan e di Stursky & Hutch, per capirci. Poi altre armi, tra cui una carabina di precisione Remington 7400, un bestione che non sembra proprio da caccia e se beccasse una quaglia la ridurrebbe in briciole. Non basta: il porporato dichiara di aver venduto armi ad altri appassionati.
Un nome salta all’occhio: don Luigi Grosso, parroco di Bergeggi (paese alle porte di Savona). “Ho ereditato la passione dai miei fratelli cacciatori. Ormai è acqua passata, al massimo vado qualche volta a sparare”, è l’amarcord di don Grosso. Insomma, par di capire che nella curia di Savona le armi raccolgano parecchi appassionati. E in città c’è chi ironizza sul cardinale “che, oltre alla mitra, ha fucili e pistole”.
Eminenza, fa un certo effetto scoprire che anche alle porte di San Pietro ci sono appassionati di armi …
Per carità, è una cosa innocente. A me le armi piace soprattutto, come dire, restaurarle. Sono oggetti di antiquariato.
Veramente ci sono fucili come l’Hatsan turco che hanno un aspetto piuttosto minaccioso non le pare?
Vabbè, ma io li tengo così, mica voglio fare del male.
E quel Nagant russo?
Carissimo … per cortesia, non vorrà scrivere cose antipatiche … sono cose da collezionisti.
Lei ha dichiarato di farne un uso sportivo?
Sì, andavo al poligono.
Ma il porporato ci tiene a precisare: “Guardi che sono tutte armi perfettamente regolari e denunciate. Ed erano conservate in un armadio chiuso a chiave”. Certo che quella Smith & Wesson 357 Magnum con relative munizioni uno la immaginerebbe più in pugno a Clint Eastwood che a un cardinale … Nella voce di Calcagno sembra di sentire un pizzico di rammarico: “Non la uso più da tempo. Da quando sono a Roma ho dovuto rinunciare”.
da Il Fatto Quotidiano dell’11 aprile 2012