Il ragazzo insieme a due amici non si era fermato a un posto di blocco. Avevano armi giocattolo. "Ma non si ammazza così a sangue freddo, faremo sentire la nostra voce a oltranza"
I manifestanti, in maggioranza tunisini, si sono dati appuntamento vicino al Candiano. Hanno poi percorso via Farini e via Diaz, dirigendosi verso il palazzo di giustizia. In via Cairoli una discussione con alcuni commercianti ha alzato il livello della tensione, ma si è risolta in pochi minuti con il lancio di alcune monetine e qualche insulto. “Hanno sparato 14 proiettili per niente – si sono sfogati in gruppo davanti ai microfoni dei cronisti – Non si uccide una persona solo perché non si ferma al posto di blocco. Non avevano nessun arma in macchina. Quelle le hanno messe i carabinieri per salvarsi”. Tante le donne presenti alla manifestazione, tra le quali anche alcune amiche del giovane tunisino: “Come fai a spiegare a una persona che gli hanno ucciso il marito di 27 anni a sangue freddo, senza nemmeno sapere perché? Era solo un ragazzo che aveva voglia di divertirsi”.
Alcuni sono tristi, altri più arrabbiati, ma nessuno di loro ha intenzione di accontentarsi della versione data dai carabinieri. Credono a un’altra storia, quella raccontata da Sahmir Saahonoun, il 25 enne che quella notte si trovava seduto nel sedile posteriore dell’Audi guidata da Hamdi. “Eravamo appena usciti dalla discoteca – spiega facendosi aiutare da un amico che ha più dimestichezza con l’italiano – non ci siamo fermati perché avevamo paura: Hamdi non aveva la patente. Ma eravamo disarmati”. La protesta dei tunisini potrebbe durare ancora per giorni. “Saremo in piazza anche oggi, dormiremo davanti alla prefettura se necessario. Verranno connazionali anche da Milano e da Bologna per sostenerci”.
Hamdi Ben Hassen è morto la notte di Pasqua all’ospedale di Ravenna, ucciso da un colpo di pistola, mentre era alla guida di un’Audi A3. Con lui in auto c’erano altri due connazionali, di 25 e di 34 anni, rimasti illesi. I tre, usciti da una discoteca di Marina di Ravenna, non si sarebbero fermati a un posto di blocco. Secondo la ricostruzione dei Carabinieri, l’Audi era stata notata mentre zigzagava pericolosamente. Ma quando è stato intimato l’alt, il conducente ha accelerato, rischiando d’investire un agente. Da lì l’inseguimento, che ha coinvolto diverse pattuglie fino a Ravenna. Una corsa a velocità folle, interrotta in via Bassano del Grappa: durante le concitate fasi tra inseguimenti e speronamenti, uno dei tunisini è stato notato con un’arma e un militare ha fatto fuoco, colpendo il maghrebino che era alla guida. Trasportato in condizioni gravissime, Hamdi è morto per le ferite riportate al torace.
Ora i due carabinieri coinvolti nell’inseguimento sono indagati a piede libero, con l’accusa di omicidio colposo. Un atto dovuto della procura legato all’autopsia, per la quale giovedì sarà dato l’incarico al medico legale.