La protesta per difendere lo statuto dei lavoratori. Ma dalla Camera del Lavoro scende il gelo: "Iniziativa autonoma, non approvata da noi"
“Non accettiamo la politica del governo – ha spiegato Bruno Papignani, segretario della Fiom di Bologna che ha guidato il corteo – e non ci va bene quello che stanno facendo i padroni e Sergio Marchionne. Non ci servono le lacrime di queste milionarie, di questi ministri e persone lesse, cresciute in ambienti chiusi”. Per il numero uno della Fiom bolognese, il governo sta spacciando la riforma per un provvedimento che aiuterà i giovani, invece finirà per “contrapporre i giovani agli anziani, per rendere tutti precari e ricattabili. Prima di parlare di fisco, evasione, dobbiamo avere il posto di lavoro garantito”.
Una manifestazione, quella di questo pomeriggio, su cui è pesata l’assenza dei dirigenti della Cgil, in merito alla quale Papignani ha riservato solo poche parole: “Quando ho parlato, avevo la bandiera della Cgil addosso. Certo, se fossero venuti…”, ha commentato allargando le braccia. Frasi che lasciano trasparire le frizioni tra le due sigle. La decisione del sindacato dei metalmeccanici di scendere in strada contro il governo, infatti, ha dato origine a non poche tensioni con il numero uno della Cgil bolognese, Danilo Gruppi, che, infastidito, ha precisato di “non essere stato invitato”. Aggiungendo che “la Fiom ha deciso questa iniziativa in assoluta autonomia, per conto suo senza nessuna relazione con la Camera del Lavoro”.
Prima di quella bolognese, il 29 marzo la Fiom aveva già bloccato la tangenziale di Modena portando in strada oltre 10mila persone. Una forma di protesta pacifica, ma non casuale. “Così gli organi di informazione parlano della gente che lavora davvero”.
g.z.