Appezzamenti di terreno irriconoscibili, castagni centenari abbattuti, muretti a secco divelti. È questo lo scenario al quale ha dovuto assistere chi possiede un pezzo di terra nella zona del cantiere di Chiomonte in Val Di Susa. Dopo gli sgomberi cominciati lo scorso giugno, ieri le autorità hanno formalizzato gli espropri dei terreni che compongono l’area dove sarà scavato il tunnel geognostico per la linea ad alta velocità più contestata d’Italia. Le persone coinvolte erano 41, ma solo una decina di loro si è presentata per controllare lo stato delle cose. E lo scenario che si sono trovati di fronte, una volta superati gli enormi cancelli che difendono “il fortino”, come lo chiamano i No Tav, è stato desolante. Le proprietà erano irriconoscibili: non c’era più traccia di muretti, siepi e alberi. Tutto abbattuto o distrutto per fare posto a strade e discenderie sulle quali per il momento transitano solo i mezzi delle forze dell’ordine.
di Cosimo Caridi e Lorenzo Galeazzi 

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