La vicepresidente del Senato ha partecipato come "uditrice", senza diritto di voto. Ed è stata cacciata come promesso da Maroni. Fuori anche l'ex tesoriere al centro dello scandalo. Nessun provvedimento per il Trota. Fissata per il 30 giugno la data del congresso per eleggere il nuovo segretario. Bossi: "Se qualcuno della mia famiglia ha sottratto soldi rimborserò"
Nel comunicato ufficiale diffuso dopo il Consiglio, le motivazioni dell’espulsione di Rosi Mauro: “E’ inaccettabile la sua scelta di non obbedire ad un preciso ordine impartito dal presidente e dal Consiglio. Questo in sintesi quanto scritto sul verbale diffuso al termine della riunione. “E’ stato chiesto alla senatrice Rosi Mauro, dal Presidente Federale, Umberto Bossi, dai triumviri e da tutti i componenti del Consiglio Federale, di rassegnare le proprie dimissioni dall’incarico di vicepresidente del Senato. Rosi Mauro ha però respinto tale richiesta: dopo aver nuovamente rinnovato all’unanimità la suddetta richiesta di dimissioni, dopo una lunga discussione, la senatrice Mauro – si legge nel verbale – ha ribadito di non voler accettare l’invito, come aveva già pubblicamente dichiarato nei giorni scorsi”. Così è stata cacciata dal partito.
“L’espulsione è sacrosanta”, ha commentato pochi minuti dopo la diffusione della notizia il sindaco di Verona Flavio Tosi, uno dei più importanti esponenti dell’area maroniana. “Se le è stato chiesto per il bene del movimento di fare un passo indietro e lei non lo ha fatto – ha aggiunto Tosi – l’espulsione è sacrosanta”. Lo stesso Maroni, nel suo discorso durante il Federale, ha chiesto con forza “pulizia”, minacciando di uscire dal triumvirato che traghetterà il partito fino al congresso.
Dopo un breve incontro con Bossi nella sede della Lega, Rosi Mauro ha parlato con i giornalisti: ”Non mi sento tradita da lui, ma il rancore è prevalso sulla verità”, ha detto commentando la sua espulsione. “La mia epurazione – ha aggiunto – era già scritta. L’unanimità è stata imposta con ricatto politico”. E a proposito delle sue dimissioni dalla carica al Senato, Mauro ha spiegato: “Valuterò tutto, si fa un passo alla volta”.
La prima notizia della giornata è stata proprio la presenza della Mauro all’assemblea, mentre continuavano a uscire notizie su di lei nelle inchieste aperte da 5 Procure. La “Nera” (come veniva chiamata nelle intercettazione, ma il soprannome è stato da lei smentito) è andata in via Bellerio e ha preso il coraggio di affrontare lo sguardo dei suoi compagni di partito, alcuni dei quali l’hanno messa in un angolo in questi ultimi giorni per via dell’uso di fondi della Lega utilizzati per spese che con l’attività politica del Carroccio non c’entrano granché. La Mauro è rimasta tutta la mattina chiusa nel suo ufficio del Senato, con continuo contatto telefonico con via Bellerio. Con lei hanno parlato in tanti e la vicepresidente del Senato ha ritentato la via del dialogo con Bossi, senza però arretrare di un passo, decisa a non rassegnare le dimissioni da vicepresidente del Senato. La tesi della “pasionaria” è del resto ancora la stessa: continua ad assicurare di non aver preso un soldo, di essere in buona fede e di poterlo provare. In via Bellerio la Mauro è arrivata insieme al proprio caposcorta, Pier Moscagiuro, il cantautore del “Kooly Noody”, che le ha fatto strada allontanando dall’ingresso i giornalisti. La senatrice, tuttavia, non ha risposto ad alcuna domanda.
Tra i primi ad arrivare in sede sono stati Roberto Calderoli e Federico Bricolo, mentre da Roma sono arrivati più tardi Roberto Maroni e Giancarlo Giorgetti. Successivamente si è aggiunto il presidente del partito Umberto Bossi. Tra coloro del consiglio federale che hanno diritto di voto e che hanno raggiunto la sede di via Bellerio anche il capogruppo in consiglio regionale Stefano Galli e l’europarlamentare Matteo Salvini. Presente anche Roberto Castelli che, tuttavia, non ha diritto di voto. C’era anche Marco Reguzzoni, ex capogruppo della Lega Nord alla Camera e considerato uno degli “anelli” del cosiddetto Cerchio magico, certamente rivale di Maroni. Si sente nel mirino?, gli chiedono i giornalisti all’ingresso della sede della Lega. “Assolutamente no”. Reguzzoni è componente delconsiglio federale ma era assente alla riunione in cui si dimise Bossi una settimana fa. “Il cerchio magico non esiste, lo ha detto anche Bossi”, ha detto. Quanto alle difficoltà di queste settimane, l’ex capogruppo ha osservato che “la Lega ha attraversato momenti sicuramente non simpatici, però non dobbiamo dimenticare che la Lega è nata per dare risposte concrete alle esigenze del Paese”.