Il presidente della commissione antimafia: "Così l'accusa sarebbe più specificata. E' tempo di codificare anche la corruzione tra privati e l'autoriclaggio". Oggi Napolitano ha consegnato due medaglie d'oro al valore civile al figlio di Pio La Torre e alla vedova di Rosario Di Salvo. Grasso: "Il Parlamento si ponga il problema della fuga di capitali"
L’esponente siciliano del Pci, ucciso 30 anni fa, cui si deve la proposta di legge, approvata postuma, che istituisce il 416 bis, il reato di associazione mafiosa, e prevede la confisca e il riutilizzo sociale dei beni dei mafiosi, “ha spinto – ha aggiunto Pisanu – per evoluzioni legislative fortemente innovative, cercando alleanze in parlamento per approvarle: è un esempio che un buon legislatore dovrebbe seguire, specie in un periodo così difficile come questo”.
“Fondamentale e prioritario rimane l’obiettivo di eliminare tutte le zone grigie di connivenza e contiguità tra la politica e la criminalità organizzata e di contrastare tutte le situazioni di omertà, rassegnazione e sfiducia che possono intaccare il tessuto economico e civile del nostro Paese” ha spiegato il presidente della Camera, Gianfranco Fini durante la cerimonia. Fini ha sottolineato come “la grande e attualissima lezione” di La Torre sia, in sostanza, porre “la lotta alla mafia come questione nazionale, come valore unificante e condiviso nella politica e nella società civile, la lotta alla mafia come fattore di riscatto sociale, civile ed economico”. Un altro insegnamento che giunge dall’azione di La Torre e di Salvo è che “la democrazia e la legalità sono il frutto – ha spiegato il presidente della Camera – di un impegno quotidiano e collettivo di tutte le istituzioni, di tutta la comunità nazionale, di tutti i singoli cittadini”.
Alla cerimonia è intervenuto anche il procuratore antimafia Piero Grasso: “Dobbiamo avere l’orgoglio di essere per davvero un partito diverso dagli altri, un partito che non si finanzia con le tangenti del sottogoverno, diceva Pio La Torre, di cui in questi giorni ricorrono i 30 anni dall’uccisione, e la maniera migliore di ricordarlo sarebbe attuare le strategie che abbiamo proposto nella lotta alla mafia, come quello sulla facoltà di confisca”. “Vorremmo – continua Grasso – che anche il parlamento si ponesse il problema della fuga di patrimoni all’estero e della necessità di adottare le decisioni quadro europee sulla confisca dei beni e il reciproco riconoscimento delle ragioni di confisca” perchè, ha spiegato Grasso, “spesso ci troviamo all’estero in condizioni di non potere agire”. Quindi, ha concluso il procuratore, “se non abbiamo gli strumenti per vederci riconosciute le nostre confische rimarranno sempre solo a parole”.