Le accuse vanno dall'associazione per delinquere al falso. Secondo gli inquirenti, la giunta regionale, guidata da Nichi Vendola, avrebbe nel corso degli ultimi otto anni concesso autorizzazioni a strutture sanitarie che non avrebbero avuto i requisiti
Non c’è pace per il sistema sanitario pugliese. Dopo la conferenza stampa convocata ieri Nichi Vendola per comunicare la sua iscrizione nel registro degli indagati a causa delle accuse della ex Lady Asl Lea Cosentino, oggi è arrivata la svolta nell’indagine sugli accreditamenti delle cliniche private.
La Guardia di finanza di Bari ha notificato 47 avvisi di conclusione delle indagini ad altrettanti indagati, tra i quali l’ex assessore regionale Alberto Tedesco, l’ex dirigente dell’Ares, Mario Morlacco e la dirigente della Regione Lucia Buonamico. L’inchiesta, condotta dai pm Francesco Bretone, Desiree Digeronimo e Giorgio Lino Bruno, riguarda il sistema di accreditamenti delle cliniche private con la Regione Puglia.
Le accuse vanno dall’associazione per delinquere al falso. Secondo gli inquirenti, la giunta regionale, guidata da Nichi Vendola, avrebbe nel corso degli ultimi otto anni concesso accreditamenti a strutture sanitarie che non avrebbero avuto i requisiti. L’inchiesta parte dalla clinica Kentron di Putignano, oggetto di una lunga inchiesta del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza.
Nell’indagine vengono contestati a vario titolo agli indagati i reati di corruzione, concussione, truffa, abuso d’ufficio, falso, peculato, estorsione e rivelazione del segreto d’ufficio. E’ coinvolto anche un luogotenente della Guardia di finanza. Al senatore Tedesco, nella sua precedente qualità di assessore alla sanità della Regione Puglia, la pubblica accusa contesta i reati di abuso d’ufficio, falso e truffa in relazione all’accreditamento della struttura sanitaria ‘Giovanni Paolo II’ della società Kentron; di abuso d’ufficio (assieme al genero Elio Rubino, amministratore di una società della famiglia Tedesco) in relazione ad un “ingiusto vantaggio patrimoniale” procurato alla ‘Cbh-Città di Bari Hospital spa’ che gestisce a Bari le case di cura ‘Mater Dei’, ‘Santa Rita’, ‘La Madonnina’ e ‘Villa Bianca‘.
Sono sei in tutto, però, le società che secondo l’accusa hanno beneficiato, senza averne i requisiti, delle procedure amministrative della Regione Puglia per il rilascio di vari provvedimenti autorizzativi sanitari: accreditamento al Servizio sanitario regionale, verifica del fabbisogno del progetto imprenditoriale, autorizzazione a realizzare le strutture, erogazione delle prestazioni socio-sanitarie, trasferimento della sede e determinazione delle fasce di qualità dei servizi prestati. I provvedimenti regionali hanno provocato danni per milioni di euro alle casse della Regione.
Delle sei imprese si parla nell’avviso di conclusione delle indagini notificato oggi dalla Guardia di Finanza a 47 indagati, tra cui – come detto – il senatore Alberto Tedesco (ex Pd ora al gruppo Misto), l’ex senatore Francesco Carella (Verdi-Ulivo dal 1994 al 2006) nella sua qualità di dirigente della sanità foggiana, ad imprenditori, dirigenti e funzionari della Regione Puglia. Le società coinvolte sono: la ‘Cbh-Città di Bari Hospital’ di Modugno (Bari), la Kentron di Putignano (Bari), la Spgs srl di Bari, il Gruppo Villa Maria di Lugo (Ravenna), la Gestione e management sanitario (Gms) di Adelfia (Bari) e le Case di Cura Riunite Villa Serena e Nuova San Francesco di Foggia.
Tra i dirigenti coinvolti c’è anche Lucia Buonamico, responsabile del settore programmazione e gestione sanitaria della Regione Puglia. Quest’ultima – secondo l’accusa – ha gestito in maniera “clientelare” le procedure amministrative e di autorizzazione all’esercizio e/o di accreditamento al Ssr di alcune sanitarie. Le scelte di Buonamico – secondo la procura – hanno orientato gli impegni di bilancio regionale per la sanità privata in Puglia verso imprenditori amici della dirigente, ai danni del Fondo sanitario regionale. Secondo la Guardia di Finanza, Buonamico (assieme ad altri pubblici ufficiali) era asservita agli interessi imprenditoriali di alcuni soggetti, in totale spregio dei principi di trasparenza, di buona e corretta amministrazione della cosa pubblica.