Chi ha visto la prima pagina di questo sito online qualche giorno fa, con il servizio di Andrea Bertaglio e Lorenzo Galeazzi, sono stato recentemente ancora una volta a Giaglione in Valle di Susa, per misurare la radioattività di quella che potremmo chiamare, senza ovviamente farlo sapere a chi propone il Tav, la miniera d’uranio d’Italia.
Ma non di uranio né di Tav parleremo oggi, ma di acque. Di acque del Comune di Giaglione che sono messe in pericolo dalle piccole grandi opere che già sono in atto e che non riguardano l’Alta Velocità Torino-Lione. Giaglione è un comune piccolo, ma stupendo: ricco di boschi, di declivi anche aspri ma verdi, di pascoli, di ruscelli, di prati, di case abitate da gente che definire schietta e ospitale è una realtà e non un complimento: un piccolo grande luogo, reso suo malgrado famoso dalle minacce presenti e future alla sua bellezza.
A Giaglione, il “canale di Maria Bona” è fonte di vita: un corso d’acqua che continua a scorrere a valle, dispensando fertilità e vita, parte di un equilibrio ambientale che perdura da secoli. Come la sorgente che alimenta le acque delle piccole borgate alte di S.Antonio, S.Anna e S.Rocco.
Adesso, nella frazione di S.Antonio, direttamente sulle sorgenti delle fontane di borgata e dietro le abitazioni, si sta realizzando la costruzione di un vascone antincendio delle gallerie SITAF dell’autostrada del Frejus. Nonostante fossero possibili altri siti per la sua costruzione, nonostante sia concreto il rischio di perdere le sorgenti, nonostante sia insensato utilizzare l’acqua dell’acquedotto comunale per il riempimento del vascone.
Inoltre l’IREN S.p.A. ha ottenuto il consenso dall’amministrazione comunale di Giaglione per scaricare nel canale storico di Maria Bona a monte dell’abitato e di tutte le captazioni irrigue. Il canale diventerebbe pertanto un’altra cosa: da canale irriguo, ma anche con valenza storica e ambientale, a canale di sfogo industriale per un bacino artificiale. Il rischio concreto è quello di trovare inquinanti di vario tipo, fanghi e acqua clorata nelle coltivazioni e nei prati. Infatti, il solo fatto che l’acqua che si vorrebbe scaricare debba essere clorata pone degli interrogativi sulla reale portata del pericolo di tale scarico. Il canale, infine, diventerebbe utilizzabile – nella pratica dei fatti – a discrezione dell’IREN e non sarebbe più “il canale dei Giaglionesi” come è ora.
Non è finita: i progetti presentati per il tunnel geognostico della Maddalena interverrebbero, qualora questo fosse realizzato, direttamente sulle captazioni dell’acquedotto comunale, chiamato “di Boscocedrino”.
A fronte di questa serie impressionante di minacce e di disastri, la popolazione locale, tramite un Comitato spontaneo (Tutela e Salvaguardia delle nostre acque) ha presentato una petizione al Comune di Giaglione, che però non pare interessato a dar troppo ascolto alle loro preoccupazioni e ai fatti e studi presentati. Molte iniziative di informazione sono state intraprese dal Comitato in questi mesi. Una petizione popolare è stata lanciata.
Io sono stato là molte volte, a Giaglione. Ho passeggiato fra quei prati per salite che per me cittadino erano ripide ma che loro percorrevano con studiata lentezza per non lasciarmi indietro. Ho visto la bellezza dei loro torrenti, ho visto che cosa purtroppo già succede a Giaglione, ho visto che cosa potrebbe succedere. Al di là dell’Alta Velocità, per la quale abbiamo almeno la consolazione che con ogni probabilità mai si farà, rivolgiamo un appello affinché Giaglione rimanga il bellissimo luogo che è attualmente, con un regime delle acque il cui equilibrio non va mutato con interventi fatti senza le necessarie cautele.