Il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi ha perso circa 100 punti base in un mese. Piazza Affari chiude con un calo del 3,43 per cento. Indici trascinati in basso dall'ondata di vendite di titoli del comparto bancario. Travolta anche Madrid
Il listino milanese ha ampliato le perdite nel pomeriggio in seguito all’apertura negativa di Wall Street, con tutti i titoli bancari in profondo rosso. A un’ora dalla chiusura delle contrattazioni Banca Popolare di Milano (-7,56% teorico), Unicredit (-5,89% teorico), Banca Popolare dell’Emilia Romagna (- 6,86%) e Banco Popolare (-6,87%) sono stati sospesi per eccesso di ribasso. In chiusura di giornata per i bancari è un vero e proprio bagno di sangue con Popolare di Milano che cede l’8,17%, Unicredit il 6,01%, Ubi Banca a -6,60%, Banco Popolare – 7,12%, Mediobanca -5,04%, Intesa SanPaolo -4,83% e Monte dei Paschi -5,29%. Tra i big dell’FTSE-MIB resiste alle vendite solo Finmeccanica (+2,57%), sulla scia delle indiscrezioni relative alla cessione di AnsaldoBreda. Chiusura positiva per la Premafin di Ligresti (+3,93%) mentre sono andati male tutti i principali titoli industriali con Fiat Industrial a -0,73%, Fiat a -3,72% e Pirelli a -2,07%.
Italia, Spagna e, in misura minore, tutte le borse europee hanno chiuso in negativo, mentre gli Stati Uniti continuano a girare con il segno meno. Dopo le illusioni del primo trimestre i mercati sono tornati a raffreddarsi. “I primi tre mesi dell’anno sono stati un sollievo. Sembrava che le cose non stessero andando così male”, ha dichiarato a Bloomberg Virginie Maisonneuve, head of global equities di Schroder Investment. “Ma da aprile c’è un grosso punto di domanda che aleggia sui mercati. C’è in giro una grande quantità di liquidità, ma nessuno riesce a capire come e quando sarà impiegata, Ci sono nuove pressioni su Italia e Spagna. E’ un problema strutturale che avrà bisogno di tempo per aggiustarsi”.
Al di là dei pretesti (il “rallentamento” del PIL cinese o la frenata dell’indice di produzione industriale) il vero problema continua ad essere quello, pesantissimo, del debito pubblico. Non a caso in Italia sono state proprio le banche – cariche di titoli di debito nazionale – a chiudere con pesantissime perdite.
Dopo la tregua offerta ai mercati dalle misure del governo Monti e dal programma LTRO (Long Term Refinancing Operation) della BCE, che ha inondato le banche con 1.000 miliardi di euro di liquidità, la posizione dei paesi meno virtuosi dell’area euro torna ad essere preoccupante. “Non siamo ancora di fronte a una crisi sistemica come in Novembre ma quello che abbiamo visto in questi giorni nei mercati del debito di Italia e Spagna è di nuovo poco rassicurante”, ha dichiarato al quotidiano tedesco Handelsblatt Peter Schaffrick, responsabile della strategia dei tassi alla Royal Bank Of Canada.
Il premio al rischio che gli investitori hanno richiesto sui titoli decennali italiani e spagnoli è cresciuto costantemente dal 19 marzo, raggiungendo il suo punto di massimo mercoledì 11 aprile, con lo spread italiano sui bund tedeschi a 404 e lo spagnolo a 433 punti base. Da giovedì i valori sono scesi di nuovo, ma la situazione rimane nervosa e oggi lo spread italiano si è attestato a 378 punti base. L’effetto calmante del miliardo di euro concesso dalla BCE alle banche in due tranche (dicembre e febbraio) al tasso dell’1% comincia ad affievolirsi. Con il megaprestito le banche europee hanno acquistato, in parte, titoli di stato italiani e spagnoli, sostenendone il corso. Ma ora potrebbero servire nuove misure.
Mercoledì Benoît Cœuré, membro del Comitato Esecutivo della Banca Centrale Europea, ha ricordato che il Securities Market Programme (SMP) è ancora aperto e che, quindi, la BCE potrebbe ritornare attiva nelle operazioni di acquisto di bond (italiani e spagnoli), attività che ha sospeso nelle ultime otto settimane. E c’è chi non esclude nemmeno una terza tranche di crediti alle banche europee. Secondo quanto riportato dal Sole 24 ore mercoledì 11 aprile, nei mercati sarebbe già cominciata a circolare l’ipotesi di una “nuova iniezione di liquidità”, con prestiti alle banche che potrebbero avere “durata quinquennale” (le prime due tranche sono state concesse a tre anni).
Per ora si tratta solo di ipotesi o illusioni, che troverebbero in ogni caso una durissima opposizione da parte della Bundesbank e del parlamento tedesco. Ieri l’ex ministro della giustizia tedesco Herta Däubler-Gmelin, dell’SPD, ha dichiarato l’intenzione di portare il fondo salva stati ESM, che avrà una capacità di 500 miliardi di euro, e il fiscal pact di fronte alla Corte Costituzionale Federale tedesca di Karlsruhe. In base a quanto riportato ieri da Handelsblatt, anche Die Linke (partito di estrema sinistra) e il politico della CSU Peter Gauweiler starebbero pensando ad azioni simili. Secondo Herta Däubler-Gmelin sia l’ESM sia il fiscal pact sarebbero una violazione della carta costituzionale tedesca perché “limitano il diritto di controllo e di pianificazione finanziaria dello stato”. “Con l’ESM e il fiscal pact il governo ha passato il segno”, ha dichiarato Däubler-Gmelin citando la sentenza della Corte Costituzionale sugli aiuti alla Grecia (del 7 settembre 2011), secondo la quale il Parlamento non può spogliarsi nella sostanza dei suoi poteri in materia di bilancio.
Il ricorso dell’ex ministro della giustizia potrebbe essere presentato appena dopo la ratifica dell’ESM e del fiscal pact, quindi prima della pausa estiva di agosto. Il parlamentare della CDU Klaus-Peter Willsch e l’esperto di finanza dell’FDP Frank Schäffler, entrambi nella coalizione di governo, hanno manifestato simpatia per l’iniziativa di Herta Däubler-Gmelin. Willsch ha anche lanciato l’idea di un referendum popolare sul fondo salva stati ESM. “Bisogna capire cosa vuole il popolo perché con l’ESM rinunciamo in modo irrevocabile a una parte della nostra sovranità, visto che ci assumiamo una garanzia illimitata per rischi collegati ai debiti di altri stati”, ha dichiarato Willsch ad Handelsblatt Online. Per Angela Merkel si prepara una primavera di passione. Mentre le speranze di salvataggio dell’area euro continuano ad essere legate a doppio filo ai mal di pancia, sempre più forti, del parlamento di Berlino.