Dopo che sono stati acquisiti anche i conti del vecchio amministratore Balocchi, l'ex tesoriere espulso sta ora preparando una memoria da presentare ai magistrati. La Lega chiede le dimissioni del suo assessore regionale Monica Rizzi, indagata a Brescia e "madrina" del Trota alle regionali
L’ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito è “pronto a parlare con i magistrati”. Ad assicurarlo è l’avvocato dell’ex sottosegretario espulso ieri dal partito, Paolo Scovazzi, al procuratore aggiunto Vincenzo Calia che, insieme al procuratore di Genova Michele Di Lecce, ha aperto un fascicolo che al momento è a carico di ignoti ma che riguarderebbe l’ex tesoriere leghista e la sua attività imprenditoriale e politica. “Francesco Belsito vuole fare sapere ai magistrati che lui è qui, a Genova, e non ha intenzione di andare da nessuna parte. Al contrario – aggiunge Scovazzi – è a loro disposizione”. Belsito avrebbe infatti timore di una possibile ordinanza di custodia cautelare da parte di una delle procure che indagano su di lui.
Avrebbe voluto dunque formalizzare la sua volontà di non allontanarsi dall’Italia: il pericolo di fuga è una delle discriminanti che potrebbero condurre un magistrato a chiederne la custodia cautelare. Oltre a questo vi è il pericolo di inquinamento delle prove e quello di reiterazione del reato. Belsito sarebbe inoltre occupato alla stesura di un memoriale nel quale starebbe ricostruendo gli investimenti fatti nel periodo in cui ha ricoperto il ruolo di tesoriere della Lega Nord. E’ possibile che questo “memoriale” prenda forma in una vera e propria memoria che sarà depositata in Procura, a Genova. “In questi giorni Belsito inizia le giornate – conclude Scovazzi – con una riunione con me. Affrontiamo di ora in ora le varie novità che emergono, certi che saremo in grado di fornire adeguate spiegazioni a tutte contestazioni che gli verranno fatte”.
Acquisiti i conti gestiti da Balocchi. Tra i conti acquisiti dalla Guardia di finanza di Milano, nell’ambito dell’inchiesta sulle distrazioni dei fondi dalla casse della Lega, c’è anche quello della “vecchia tesoreria” del Carroccio gestita da Maurizio Balocchi fino al 2010, quando l’esponente del partito morì e venne sostituito da Francesco Belsito, ora indagato per appropriazione indebita e truffa. L’inchiesta si sta allargando, insomma, come già si era capito nei giorni scorsi e come fa capire pure il lavoro di accertamento dei magistrati sull’ex ministro Roberto Calderoli.
Il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e i pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini, in particolare, hanno ordinato ieri l’acquisizione di carte e documenti sui conti di 8 istituti di credito, conti riconducibili a Belsito, alla Lega Nord e a Bolocchi (quest’ultimo acquisito alla Banca Popolare di Lodi), che comunque nell’ultimo periodo del suo lavoro per il partito venne affiancato da Belsito. Non sono stati invece acquisiti, come hanno precisato fonti giudiziarie, conti personali di Umberto Bossi. Gli investigatori sono andati infatti ieri nella sede genovese di Banca Aletti, da cui partirono gli investimenti verso la Tanzania e Cipro per circa 6 milioni di euro, e in alcune filiali della Banca Popolare di Novara, della Bnl, di Unicredit, di Banca Sella, di Carige, del Banco di Napoli e della Banca Popolare di Lodi.
Il Sinpa senza contabilità. Un paio di elementi emergono intanto dagli approfondimenti delle fiamme gialle sul Sinpa, il Sindacato Padano guidato da Rosi Mauro, espulsa ieri dalla Lega Nord. Il primo: dei tre dipendenti del sindacato una è la nipote della stessa Mauro. Il secondo: l’organizzazione sindacale non ha una contabilità, stando alle prime verifiche degli inquirenti. I rappresentanti del sindacato, infatti, hanno consegnato ai finanzieri alcune carte e documenti, ma tra questi non risulta alcuna traccia di conti per somme in entrata e in uscita.
Quando la Finanza si è presentata mercoledì nella sede milanese del Sinpa non ha trovato alcuna documentazione, ma solo due dipendenti e una targa che indicava la sede del sindacato. Il sindacato era già stato visitato la settimana scorsa durante le perquisizioni del Noe e in quel caso i carabinieri sarebbero riusciti ad acquisire della documentazione. I pm milanesi erano interessati in particolare alla contabilità dell’anno scorso, di cui non c’era traccia. I rappresentanti del sindacato hanno assicurato agli investigatori che avrebbero provveduto a consegnare loro in seguito del materiale e la procura ha firmato un ordine di esibizione. Un paio di faldoni con dei documenti sono stati consegnati solo oggi. In quelle carte però, non c’è nulla sulla contabilità del sindacato. I pm, infine, hanno chiesto di poter accedere anche a documenti riguardanti il patrimonio immobiliare che avrebbe in gestione il sindacato.
Oltre 11mila firme per far dimettere la Mauro. Oggi Articolo 21 e Popolo Viola hanno consegnato alla presidenza del Senato 11220 firme di cittadini per chiedere le dimissioni della vicepresidente Rosi Mauro. “Lo deve fare perchè è stata eletta con i voti dei cittadini italiani ed è pagata coi soldi di noi contribuenti. La malapolitica è l’antitesi della democrazia – hanno spiegato gli organizzatori – Al di là delle eventuali responsabilità civili o penali, su cui farà luce la magistratura ci chiediamo: è moralmente ammissibile che chi ricopre la seconda carica del Senato sia protagonista di questi fatti? Noi diciamo no: diciamo che è un’offesa al decoro delle istituzioni e un oltraggio nei confronti dei cittadini onesti”.
“La Rizzi si dimetta”. Intanto, dopo Belsito e Rosi Mauro, potrebbe cadere un’altra testa del Carroccio. I vertici del partito in Regione Lombardia infatti chiederanno alla collega di partito Monica Rizzi di dimettersi da assessore allo Sport e ai Giovani. La richiesta verrà formalizzata in un incontro in programma lunedì e, nel caso in cui la Rizzi non volesse fare un passo indietro, sarebbe pronta la revoca delle deleghe. La decisione è arrivata, nel giorno dell’incontro tra Roberto Formigoni e Roberto Maroni. Rizzi, ritenuta vicina alla famiglia di Umberto Bossi, è indagata dalla Procura di Brescia per uso illecito di dossier per favorire la candidatura del figlio del senatur, Renzo, dimessosi da consigliere lombardo, in seguito alla scandalo sulla gestione dei soldi del movimento. Contrariamente alle indiscrezioni di stampa degli ultimi giorni, nessuna richiesta di dimissioni è stata, invece, formulata nei confronti dell’altro assessore del Carroccio e medico di Bossi, Luciano Bresciani.
“Sono serena sapendo che la Lega, quella vera, leale ed onesta, non si sognerebbe mai di chiedere un passo indietro a nessuno solo perchè ha obbedito a degli ordini o perchè fedele ad Umberto Bossi” ha dichiarato l’assessore. “Sapevamo da giorni – continua – della riunione di gruppo di lunedì e mi pare la giusta occasione per poter chiarire gli equivoci nati in questi giorni. Non so quante volte ho ribadito che non c’è cosa migliore che portare a galla la verità”. “Le misure che si sono sempre usate all’interno del mio partito per valutare i propri uomini – conclude la Rizzi – sono quelle della capacità e della valutazione del lavoro di ognuno. Sarà di certo un momento di confronto e di approfondimento da parte di tutti”.
La Rizzi giusto ieri sera, intervistata da Corrado Formigli a Piazza Pulita, aveva letto la vicenda della Lega in particolare con una frase: “Quando il capo chiede le dimissioni non si può dire di no”.