Sequestro di beni e proprietà per oltre 32 milioni di euro alla famiglia Anemone. I beni appartengono oltre che a Diego, imprenditore coinvolto nell’inchiesta Grandi Eventi, anche alla moglie Vanessa Pascucci e allo zio Luciano Anemone.
Sigilli anche le palazzine G ed H (con relative piscine) di proprietà della Società Sportiva Romana nel comprensorio del Salaria Sport Village. Il sequestro è avvenuto in esecuzione del provvedimento firmato dal gip del tribunale di Roma, Nicola Di Grazia su richiesta dei pm Roberto Felici, Ilaria Calò e Sabina Calabretta, coordinati dal procuratore aggiunto Alberto Caperna.
Anemone è una della figure chiave dell’inchiesta sugli appalti del G8 alla Maddalena. Proprio sulla base delle carte trasmesse dalle procure di Firenze e Perugia e dai successivi accertamenti delle Fiamme gialle, gli inquirenti hanno ricostruito i flussi di denaro frutto dei reati di appropriazione indebita e riciclaggio. Il costruttore è sotto processo a Perugia insieme all’ex provveditore ai lavori pubblici Angelo Balducci e all’ex capo della protezione civile Guido Bertolaso, oltre ad altri funzionari pubblici.
Le palazzine sotto sequestro all’interno del comprensorio del Salaria Sport Village erano già finite sotto sequestro diversi mesi fa nell’ambito del procedimento sui mondiali di nuoto a Roma. I difensori degli indagati annunciano che faranno ricorso al tribunale del Riesame per chiedere il dissequestro ritenendo “esorbitante la valutazione del patrimonio fatta dagli inquirenti”.
Le Fiamme Gialle e i pm di Roma chehanno lavorato sul gruppo Anemone hanno monitorato i “flussi finanziari” consentendo di “ricostruire l’utilizzo diretto dei 20 milioni di euro – si legge nel decreto di sequestro preventivo del gip – provento della falsa fatturazione, ovvero della sottrazione a tassazione dei compensi corrisposti alla Impresa Anemone Costruzioni dalla Maddalena Scarl”.
Definendo l’attività illecita riscontrata dalle indagini, il gip sottolinea che il “profitto dei delitti ascritti in rubrica ai diversi componenti della famiglia Anemone, a vario titolo coinvolti, nonchè ai soggetti ad essi collegati, deve individuarsi, da un lato, nel risparmio di imposta correlato alle singole violazioni fiscali, dall’altro, nel diretto profitto dei delitti di appropriazione indebita commessi in danno delle società del gruppo per ingenti somme fatte transitare, anche attraverso società fiduciarie, sui conti personali dei componenti della famiglia Anemone e, nella quasi totalità dei casi, fatti confluire nelle casse della “società cassaforte”, ovvero la Società sportiva romana e reimpiegati direttamente in attività edilizie migliorative del centro sportivo Salaria Sport Village”.
Il gip ritiene che “tenendo conto della natura dei beni colpiti dal provvedimento (alcuni dei quali appaiono capaci di produrre frutti o reddito, ma risultano inseriti nel più ampio contesto organizzato del Salaria Sport Village che eroga unitariamente beni e servizi) e della circostanza che lo stesso pm richiedente sembra voler perseguire il solo scopo di evitarne la dispersione a preservarne l’integrità, è opportuna la nomina di un custode giudiziario incaricato di garantirne l’ordinaria conservazione del compendio immobiliare, senza compiti di amministrazione di beni sequestrati”.
Sono 15 i soggetti coinvolti negli accertamenti della procura di Roma sul G8 che hanno portato al sequestro. Tra gli indagati figurano, oltre ai fratelli Diego e Daniele Anemone, a Vanessa Pascucci, moglie di Diego (legale rappresentante della Redim srl), allo zio Luciano Anemone, anche i figli di Angelo Balducci, ex presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici, Lorenzo (attore) e Filippo (manager), come titolari di quote sociali, il commercialista Stefano Gazzani, tenutario delle scritture contabili della Cesig srl e il funzionario pubblico Mauro Della Giovampaola, rappresentante legale della Medea Progetti e Consulenze srl. Il capitolo di indagine riguarda “violazioni fiscali delle società del gruppo Anemone, delitti di appropriazione indebita e riciclaggi e investimenti dei proventi da reato”.