“Il congresso di Modena privo di una delle liste è un fallimento”. Parola del commissario pro tempore Denis Verdini, incaricato di vigilare sul boom di tesseramenti nella provincia emiliana e sul voto che ha incoronato coordinatore Enrico Aimi, ex An sostenuto da un’alleanza che va dal senatore Carlo Giovanardi all’avvocato Giampiero Samorì.
Nel primo congresso provinciale della storia del Pdl Aimi conquista il 74,46% dei consensi contro il 25,54% di Michele Barcaiuolo, che presentava una lista di giovani amministratori. I votanti sono stati 1946, pari al 35,3% del totale degli aventi diritto.
Verdini dunque non è riuscito ad accontentare i vertici nazionali che auspicavano a Modena un congresso unitario o quantomeno in grado di sanare la rottura con la principale avversaria, Isabella Bertolini. Lei, forzista della prima ora allontanatasi da Berlusconi poco prima della caduta del governo, coordinatrice uscente per anni in difficile coabitazione col vicario Aimi, in febbraio aveva denunciato possibili infiltrazioni della Camorra indicando circa 600 tessere sospette sulle 5900 depositate. Insoddisfatta dei controlli effettuati, ha ritirato la lista alla vigilia del congresso: ”Le verifiche dovevano continuare, restano iscritti familiari di personaggi legati all’edilizia provenienti da aree ad alta densità mafiosa. Una signora è parente di un condannato per estorsione”.
Oggi Verdini ha ricordato che “Bertolini è una delle nostre migliori parlamentari ma ha sbagliato a non partecipare. Noi abbiamo celebrato congressi in Sicilia e in Calabria ma un lavoro come questo non è stato fatto da nessun’altra parte d’Italia. Esaminando persona per persona, Comune per Comune, analizzando tutti i nomi, abbiamo trovato 180 persone che non sono state identificate dalle tre liste (dalla Commissione di controllo che le rappresenta, ndr). Non ci sono le prove che siano camorristi – ha sottolineato il commissario – perciò mi scuso con queste persone che non potranno partecipare al congresso, ma non le abbiamo espulse, sono solo sospese”.
La decisione ha causato qualche problema nel corso della giornata, con cittadini respinti perché orfani di corrente, sacrificati sull’altare della presunta pulizia interna. “Ci sono pregiudicati in Parlamento, il Pd concede appalti da un trentennio ad aziende edili provenienti dalla Campania e il problema sono degli iscritti incensurati?” si chiede uno dei sospesi, con pardon, da Verdini. Per l’ex triumviro Pdl coinvolto nell’inchiesta della loggia P3, degli appalti alla Maddalena e del suo Credito fiorentino, è stata un’esperienza difficile: ”Abbiamo lavorato per fare un congresso unitario – ha detto prima di lasciare Modena – il ritiro della Bertolini è un fallimento. Ci abbiamo provato fino all’ultimo ma ognuno decide come crede. Meno che male che oggi chiudo”.
Nonostante l’invito del presidente dell’assemblea Mario Valducci ad evitare polemiche, Bertolini è stata evocata per tutta la giornata. A partire da Carlo Giovanardi: “Siamo amici della Lega Nord, sono per l’alleanza con loro, ma io sento fratelli i cittadini del sud, non accetterò mai che chi è nato nel meridione abbia alone di sospetto attorno. Oggi abbiamo qui due persone che hanno schiaffeggiato un boss della camorra (Raffaele Cantile e Francesco Piccolo, vittime di un’estorsione della famiglia Zagaria, ndr) che sono nati in quelle terre. Sono orgoglioso che siano con noi”. Il vicecoordinatore regionale Giampaolo Lenzini rincara la dose sul tema caldo dei bilanci: ”Qualcuno dei presenti ha mai visto uno dei bilanci degli ultimi anni del Pdl provinciale? Oggi ereditiamo un partito allo sbando governato con criteri familiari e che non si riunisce mai, lavoreremo per avere una sede, per aprire il coordinamento provinciale a tutti i nostri tesserati e avere entro l’anno congressi comunali su tutto il territorio”. Più moderati i duellanti: Aimi dice basta “alle liste fatte all’ultimo momento con amici degli amici: cerchiamo il sindaco o la sindachessa confrontandoci col territorio; dobbiamo affrontare una piovra rossa che è penetrata in ogni ganglo istituzionale, riprendendo i temi della sicurezza e del lavoro, che non è monopolio della sinistra”. Barcaiuolo considera “priorità assoluta il rinnovamento per riconquistare la fiducia dei cittadini; bisogna essere un partito di vetro, eliminare quei privilegi che non hanno senso”.
L’unica bertoliniana presente in aula è Tania Andreoli, candidata sindaco del centrodestra a Novi di Modena alle amministrative del 6 e 7 maggio: ”Ritengo che questo congresso sia una farsa in fatto e in diritto: una parata di ‘vip’ senza contraddittorio che non garantisce agli elettori una giusta rappresentività. La mia presenza è dettata dal senso di responsabilità nei confronti degli elettori che si identificano nel pensiero liberale, da sempre sostenuto dall’onorevole Bertolini. Questo congresso provoca un danno per le imminenti amministrative e accentuerà le spaccature del vertice modenese”.
L’avvocato Giampiero Samorì, già vicepresidente dei circoli del buongoverno di Dell’Utri, conquista 608 preferenze che risultano decisive per la vittoria di Aimi. Nel suo intervento, Samorì si riposiziona chiedendo un rinnovamento nella guida del Pdl nazionale: “I vertici hanno un approccio inadeguato, bisogna avere il coraggio di proporre un modello sociale di riferimento nuovo. E’ inaccettabile che il 90% della ricchezza sia in mano all’1% della popolazione, che il governatore della Banca d’Italia guadagni 750mila euro, il doppio di quello della Banca centrale europea, o che il Quirinale costi più di Buckingam palace. Berlusconi è stato artefice di una svolta incompiuta, qualcuno di noi dovrà scendere in campo nelle primarie nazionali”. Per quanto smentisca l’autocandidatura, è quello l’orizzonte:” ”Ora sono impegnato in un’altra battaglia (il rinnovo di un terzo del cda della Bper in programma sabato prossimo ndr), non potrei neppure. Ma se ci fosse un candidato coraggioso alle primarie del Pdl lo appoggerei senz’altro”.