Vittorio Sgarbi non ci sta: il consiglio comunale di Salemi non doveva essere sciolto per infiltrazioni mafiose. L’ex sindaco del paese in provincia di Trapani, si era dimesso dalla carica nel febbraio scorso con queste parole: “Grazie agli ispettori del ministero che mi hanno mostrato cose di cui non mi ero accorto“. Ma oggi ha deciso di impugnare davanti al Tar della Sicilia il decreto del presidente della Repubblica, che ha commissariato la sua giunta.
Il 23 marzo scorso, non appena era stata diffusa la notizia, aveva preannunciato di ricorrere alle legali: “Impugnerò comunque lo scioglimento – aveva detto -, non a mia difesa, ma a tutela dell’immagine di Salemi e dei suoi cittadini, il provvedimento è abnorme”. Oggi Sgarbi ha quindi conferito il mandato all’avvocato Girolamo Rubino per proporre un ricorso giurisdizionale con richiesta cautelare di sospensione dell’esecutività del provvedimento.
Nel decreto che ha sciolto gli organi amministrativi di Salemi si sostiene che “all’esito di approfonditi accertamenti sarebbero emersi collegamenti tra l’ente e la criminalità organizzata locale”. La decisione di sciogliere il Comune è avvenuta dopo il maxi sequestro di beni operato da Polizia e Finanza che ha colpito Pino Giammarinaro, proposto da Sgarbi come suo vicesindaco, per il quale era stata avanzata anche l’ipotesi di ripristino della sorveglianza speciale. E di recente il Tar Sicilia aveva annullato, sempre su ricorso dell’avvocato Rubino, il decreto di scioglimento del consiglio comunale di Vallelunga Pratameno, in provincia di Caltanissetta, il cui sindaco, Giuseppe Montesano, è stato poi rieletto.
Intanto Sgarbi ha già in mente di lanciarsi in una nuova avventura politica, proponendo la sua candidatura a primo cittadino di Cefalù, con il nuovo ‘partito della Rivoluzione’ da lui fondato. L’obiettivo della lista è di rendere Cefalù la “capitale del turismo siciliano”, grazie anche al nuovo progetto del critico d’arte che lì intende creare un museo della follia, dopo quello sulla mafia inaugurato a Salemi.