Claudio Baglioni è “l’emblema delle musichette da sala d’attesa”, Minghi “fa pena”, è “un triste squallore”, Piero Pelù “ancora non ho capito se canta per scherzo e fa del rock per caso”. Parola di Vasco Rossi, che ha pubblicato su Facebook il primo capitolo della sua autobiografia. Una specie di sfogo-confessione che se la prende, innanzitutto, con i colleghi. Il bersaglio preferito è però proprio Baglioni: i suoi testi, secondo Vasco, “non raggiungono neanche il livello dei peggiori discorsi sul più e sul meno, infarciti dei soliti luoghi comuni, come quelli che si fanno per ammazzare il tempo quando si sta in fila alle Poste o che fanno tra loro le signore dal parrucchiere durante una messa in piega. Lo hai conosciuto agli inizi della sua carriera, quando sembrava la brutta copia di Battisti”.

“Mi ricordo – ha aggiunto sarcastico Vasco – che il periodo in cui lui cantava ‘Passerotto non andar via’ io avevo diciannove anni e scorrazzavo con la mia Honda 750, senza nemmeno sognarmi di poter mai chiamare una donna in un modo così stupido e ridicolo”. Vasco Rossi ricorda l’episodio del 1988, quando Baglioni (che aveva preso il suo posto) venne fischiato e contestato al concerto di Torino per Amnesty International. “Non posso dire – scrive il Blasco – di avere sofferto per lui. Anzi, parliamoci chiaro: fui contento che la sua arroganza e il suo delirio di onnipotenza fossero stati ridimensionati in quel modo”.

Parole poco tenere anche nei confronti di “Wolfgang Amadeus Minghi”, come lo chiama il Kom, “hai voglia di smontarlo un po’, di dirgli che la sua aria da fenomeno musicale e il suo modo di tirarsela ti fanno pena, che sono solo un triste squallore, il risultato di una presunzione eccessiva che ha perso ogni contatto con la realtà, quella vera”. Fino a Piero Pelù: “lo osservi un attimo. E pensi che ancora non hai capito se canta per scherzo e fa del rock per caso, o se in fondo si diverte soltanto… per sesso! Certo non hai ancora capito nemmeno un suo testo. Tutti quegli ululati poco funzionali e tutte quelle gratuite distorsioni vocali continue, che sottomettono il significato delle parole al solo fine dello spettacolo e della recitazione, sono tanto lontani dalla tua concezione di canzone e di musica rock”.

Qualche parola, a metà fra ironia e benevolenza, anche su Grignani e Zucchero. “Ogni tanto – scrive – può capitarti d’incontrare il giovane talento un po’ sbruffone che ti vuole sfidare, e quindi che devi un po’ domare, come Grignani, nei primi tempi. Ma c’é anche chi, come Zucchero, si mette a competere con te a suon di dischi pieni di splendide ed orecchiabili… e travolgenti musiche, complete di arrangiamenti davvero ben confezionati. C’é sempre qualcuno che ti ritrovi regolarmente avanti nelle classifiche, e che raccoglie sempre un po’ più di pubblico di te nei concerti… e che vorresti strozzare!”.

Un lungo racconto, insomma, che termina con un eloquente: “continua”. Segno evidente che Vasco Rossi ha ancora voglia di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. E vuol tenere sulla corda sia i suoi fan sia i suoi detrattori, che a questo punto aspettano la prossima puntata come i lettori di un romanzo d’appendice dell’Ottocento.

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