Sono arrivati da tutta Italia in rappresentanza dei comitati e delle oltre 170 associazioni che si battono per una "corretta gestione dei rifiuti"
Per le strade hanno sfilato riuniti i rappresentati di oltre 170 soggetti tra comitati, associazioni e gruppi, tutti provenienti da diverse regioni italiane: dai comitati contro le cave di amianto a Rubbiano per la vita, dall’associazione Valle virtuosa contro il pirogassificatore in Val D’Aosta al coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia, fino al Wwf e naturalmente all’associazione Gestione corretta rifiuti di Parma. E poi famiglie, semplici cittadini che da anni si battono contro la costruzione del termovalorizzatore per la salute dei propri figli.
Fermata obbligata durante il percorso, l’abitazione del presidente dell’Unione parmense degli industriali, Giovanni Borri, a cui è stato lasciato un appello cartaceo sulla soglia di casa con la moratoria per l’inceneritore chiesta dai Medici per l’Ambiente dell’Isde. È proprio l’Upi, insieme ai candidati sindaco Vincenzo Bernazzoli e Elvio Ubaldi, che viene invocata in uno degli striscioni del corteo: “Bernazzoli, Ubaldi, Upi: fermatevi!” E guarda caso sono proprio loro gli unici, insieme a Paolo Buzzi (Pdl), tra tutti i dieci candidati alla carica di primo cittadino, a mancare, anche solo con un messaggio di solidarietà, alla manifestazione. Del resto, sono anche coloro che le associazioni ambientaliste indicano da anni come i maggiori responsabili del progetto del termovalorizzatore a Parma.
È la sesta volta che l’associazione Gestione corretta rifiuti porta in piazza il tema importante della salute, che cozza con il cantiere che giorno dopo giorno va avanti a Ugozzolo, nonostante dodici esposti e un’istanza di sequestro preventivo in cui si contestano le irregolarità del progetto. “Chiediamo al prossimo sindaco di Parma di fare un miracolo e di bloccare la costruzione dell’inceneritore – afferma Aldo Caffagnini, di Gcr – le alternative ci sono e noi lo abbiamo dimostrato”. Quello che la piazza chiede è “una scelta di buon senso”, per salvaguardare la tanto declamata Food Valley e non trasformarla, come recitano alcuni cartelli esposti sotto la pioggia, in una “Death Valley”.