Un pediatra racconta: "Mi sono capitati casi che non sono riuscita a comprendere dal punto di vista medico". Il focus si sposterà a Edimburgo "per studiare i casi di grandi possessioni"
Un centinaio i partecipanti tra la sede della capitale e quella emiliana, sulla quale si sono concentrare persone che arrivano un po’ da tutto il centro nord, e solo in parte religiosi. “Tra coloro si sono iscritti”, spiega Ferrari, “ci sono molti laici, addirittura ci è capitato di avere dei non credenti nelle passate edizioni, poi fautori del progetto con la Germania. E si iscrivono medici, avvocati, psicologi, appartenenti alle forze dell’ordine”. Se per questi ultimi il focus è sui reati che si possono legare al settarismo e al satanismo, come i furti di oggetti religiosi o di particole, per gli altri, invece, si tratta in parte di un percorso interiore, ma anche della ricerca di strumenti per affrontare casi che si presentano anomali.
Accade per esempio nel caso di Marcella Pioli, pediatra che aderisce da quattro anni e mezzo al Gris di Torino e che racconta di “pazienti con problematiche che non ho compreso. Erano soprattutto adulti che si sentivano vittime di qualcosa. È difficile stimare da un punto di vista quantitativo il fenomeno perché chi vive questo genere di situazioni si nasconde, ha paura e prova vergogna. Di solito sono i parenti a far emergere quello che sta succedendo e un medico deve saper distinguere tra un problema psichiatrico, indirizzando dunque il paziente verso uno specialista adatto, e una presunta possessione”.
Se per la psicologa e teologa Porzia Quagliarella, collegata da Roma in videoconferenza, il rapporto tra malattia e “possessione” sarebbe di uno a dieci, per don Alberto Monaci, religioso bergamasco di 33 anni e ordinato sacerdote da 8, la questione andrebbe oltre i numeri. “Per me”, dice, “il problema sta nell’ascolto e soprattutto nella capacità di ascoltare. Occorre farlo, e sono i casi di cui ho conoscenza diretta, con persone che per esempio arrivano da movimenti religiosi alternativi e che subiscono influssi negativi legati alla loro precedente frequentazione. Poi la superstizione è ancora molto diffusa. Dunque sono qui perché avverto la necessità di conoscenze che mi consentano di indirizzare chi ha – o crede di avere – un problema di questa natura”.
Giovanna Balestrino è invece un avvocato che proviene da Nizza Monferrato, in provincia di Asti. “Iscrivermi a questo corso è stata una scelta personale che può aiutarmi forse anche da punto di vista professionale”, dice. “Mi è capitato di avere a che fare con una persona molto provata e allora non avevo capito cosa le stava succedendo. Poi ho iniziato a documentarmi, ho letto i libri di padre Gabriele Amorth, uno degli esorcisti più noti, e poi ho recuperato informazioni in rete. Quali conoscenze mi aspetto di acquisire da questo corso? Lo potrò dire solo sabato mattina, dopo la tavola rotonda con gli esorcisti, ma intanto l’approccio multidisciplinare mi sta interessando”.
Fin qui le parole di chi ascolta da “studente” e che assiste a lezioni che comprendono non solo aspetti teologici e pastorali, ma anche medici, farmacologici, legali e criminologici. Il punto di vista dei docenti è affidato a don Giuseppe Mihelcic, sacerdote di Trento che da due anni opera anche come esorcista e che a Bologna parla di aspetti antropologici della possessione nelle diverse religioni. In proposito spiega che “soggetti che possono subire influssi negativi sono coloro che si sono avvicinati alla magia e all’occultismo”.
“In questo ambito”, aggiunge don Mihelcic, “assistiamo spesso poi a due atteggiamenti estremi: chi vede il demonio ovunque e chi lo nega in toto. La Chiesa invece rifiuta approcci del genere e cerca di orientarsi verso un ministero dell’ascolto e dell’accoglienza”. Lo fa adesso con questo corso, considerato di base e aperto anche a chi non ha esperienza, e lo farà di nuovo sempre per il tramite del Gris nei prossimi mesi con un secondo, avanzato, destinato però in quel caso solo a esorcisti e a professionisti che con loro operano.