La sentenza ha sollevato un polverone. "Ci si è rifatti ad un articolo del '98 pubblicato sulla rivista Lancet e ritrattato dodici anni dopo dai suoi autori", spiegano dal board scientifico di sanità pubblica Calendario Vaccinale della Vita, "così si rischia solo di perdere fiducia in uno strumento preventivo per la salute dei bimbi e di tutta la popolazione"
E’ allarmata la reazione di una parte importante e autorevole della comunità medica e scientifica, che ha denunciato la gravità della sentenza basata su una teoria la cui infondatezza sarebbe già stata accertata da tempo, ma che ora sembra tornare agli onori delle cronache con il caso di Rimini. Un verdetto, quello emesso dal giudice Lucio Ardigò, che crea “forte sconcerto” per il Board scientifico del “Calendario vaccinale per la vita”, il team che – tra società scientifiche e associazioni mediche, come la Federazione italiana medici pediatri (Fimp), la Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) e la Società italiana di igiene (Siti) – riunisce gli esponenti di spicco e prestigio della sanità pubblica. Giusto lo scorso febbraio il comitato ha dato vita al Calendario, che ha il compito di stabilire le linee guida per la copertura vaccinale riservate ai primi tre anni di vita dei bimbi, rendendo operative le indicazioni contenute nel Piano Nazionale per la Prevenzione Vaccinale 2012-2014.
”Purtroppo sentenze come quella appena emanata – scrive il board in una nota – rischiano di avere il solo risultato di far perdere fiducia in uno strumento preventivo fondamentale per la salute dei bambini e di tutta la popolazione, con il conseguente riemergere di malattie gravi e talora anche mortali, come il morbillo, inducendo peraltro nei genitori di bambini affetti da una seria patologia come l’autismo la falsa convinzione di aver trovato la ragione di tante sofferenze patite”.
Un’immunizzazione necessaria anche se non obbligatoria, che può avere controindicazioni, ma che stando alla decisione dell’organo giudiziario riferita al caso riminese (Sezione lavoro, sentenza n. 148/2012) sembrerebbe avere risvolti pericolosissimi. Il bimbo aveva manifestato problemi (nausee e diarrea) sin dal giorno dell’iniezione. Tre anni dopo la diagnosi di autismo e il riconoscimento dell’invalidità totale e permanente certificata da uno medico specialista, il dottor Niglio, che per primo stabilisce il nesso di causalità. Riconfermata successivamente da un secondo clinico, la diagnosi viene infine sigillata dal tribunale col “pagamento dell’indennizzo per danni da complicanze irreversibili a causa di vaccinazione obbligatoria”.
Alla base della sentenza, un articolo comparso nel 1998 sulla rivista medica specialistica Lancet, che diede il via a un dibattito tra gli esperti del settore che si sarebbe concluso solo 12 anni dopo con la ritrattazione ufficiale sulla testata stessa. L’autore dello studio ritenuto infondato, il medico britannico Andrew Wakefield nel frattempo radiato dall’albo britannico (il Royal College of Physicians), sosteneva infatti che il vaccino contro la malattia infantile fosse causa di infezioni intestinali, a loro volta legate alla Sindrome di Kanner, e aveva pubblicato uno studio in cui esponeva diversi casi in cui insorgeva il legame. Indagini successive pubblicate l’anno scorso da quella che è una delle riviste mediche più accreditate a livello internazionale, il British Medical Journal, hanno definito una “frode deliberata” le conclusioni del medico.
Un “falso scientifico” dunque, come lo ha etichettato anche il pool di esperti nostrano, scontato sulla pelle dei piccoli pazienti: all’apparizione della teoria infatti, in diversi paesi, Gran Bretagna e Stati Uniti in testa, è seguito un forte e pericoloso calo delle vaccinazioni, “con la conseguenza in molti casi nefasta – fa sapere il board – di un repentino aumento dei casi di morbillo e delle sue complicanze, inclusi numerosi casi di encefalite e di morte”.
La causa, seppur istruita con l’ausilio di valutazioni medico-legali e documenti, rappresenterebbe per il gruppo di scienziati un’anomalia che porrebbe la legge al di sopra della scienza sostituendosi alle conferme certificate da quest’ultima, che nella loro nota sottolineano come la sentenza “ignori i documenti della comunità scientifica nazionale e internazionale, con il rischio di far perdere fiducia in uno strumento preventivo fondamentale per la salute dei bambini”. Proprio il morbillo è al centro di una delle principali campagne europee sull’immunizzazione, che vorrebbe eradicare completamente la malattia dal continente entro il 2015. Ma sull’autismo non si scherza: a essere più cauta, è l’associazione Cittadinanzattiva, con il suo Tribunale per i diritti del malato, che pur scansando “allarmismi ingiustificati”, dichiara di non voler “sottovalutare gli elementi presi in considerazione dalla sentenza: chiediamo alle istituzioni di fare luce e dare informazioni chiare e comprensibili ai cittadini, anche presso i centri di vaccinazione nel più breve tempo possibile”.
Ma il board scientifico teme che la sentenza possa fare giurisprudenza, incidendo sulle dinamiche professionali degli operatori, e così la comunità di dottori chiede al Ministero della Salute, in quanto parte resistente nella causa, di fare ricorso presso il Tribunale di Bologna, raccomandando che ”chi è chiamato a giudicare assuma il massimo rigore scientifico e soprattutto la sostenibilità delle affermazioni delle sentenze basata su acquisizioni universalmente riconosciute”.
Consultato telefonicamente dal fattoquotidiano.it, il professor Gabriel Levi, direttore dell’Istituto di Neuropsichiatria Infantile all’Università La Sapienza di Roma, conferma che “allo stato attuale delle conoscenze non esiste alcuna causa accertata, diretta, esclusiva e sufficiente per l’autismo. Esistono fattori di varia natura, che possono concorrere a determinare una vulnerabilità neurologica”. Anche per il professore accade che “spesso i tribunali intervengono in cose in cui c’è una competenza scientifica nulla” . E spiega così la confusione: “I casi in cui c’è un minimo sospetto ragionevole, sono i casi che avevano accertato già precedentemente al vaccino dei segni neurologici indicativi. Il vaccino può aumentare la vulnerabilità neurologica, che significa assolutamente che determina l’autismo, tanto meno in maniera esclusiva”. “Nel caso di Rimini – prosegue – bisognerebbe prima dimostrare con evidenza certa che c’è stato un danno neurologico, poi bisognerebbe ricercare le altre concause che hanno agito nel determinare lo sviluppo autistico”.
Il dibattito, comunque, era e – a maggior ragione oggi, con la sentenza di Rimini – resta di attualità. Tanto che Franco Antonello, papà di Andrea, un ragazzo autistico dall’età di due anni, dopo aver fatto il vaccino trivalente, ha scritto un libro sulla storia sua e di suo figlio. L’estate scorsa, nonostante glielo avessero sconsigliato tutti, Franco ha preso Andrea e l’ha portato in viaggio per tre mesi in moto. Nasce da lì il racconto “Se ti abbraccio non aver paura”, presentato nei giorni scorsi sulla 7, al programma le Invasioni barbariche di Daria Bignardi.