È ormai cosa fatta. La Ducati Motors torna in mani estere e si appresta a diventare il marchio motociclistico dell’Audi, a sua volta di proprietà della Volkswagen. L’accordo, secondo quanto riportato dalla agenzia di stampa tedesca Dpa, sarebbe stato approvato dai consigli di vigilanza delle due società tedesche. I portavoce di entrambe le aziende tedesche si sono rifiutati di rispondere alle domande, dicendo che non commentano speculazioni. Tuttavia è da oltr due mesi che la vicenda della vendita è fatta solo di ipotesi e voci sempre più consistenti. E nessuna smentita.
Il prezzo pattuito è più alto dei 750 milioni di euro di cui si parlava fin dall’inizio delle trattative: la cifra su cui giovedì dovrebbe essere messa la firma è 860 milioni di euro. Con questa somma la casa automobilistica di Ingolstadt si porterà a casa tutto il pacchetto di Ducati, debiti inclusi. Ducati finirebbe per essere così completamente straniera visto che a essere ceduto ai tedeschi sarà il pacchetto di maggioranza al 70 % della rossa di Borgo Panigale, in mano al fondo Investindustral, mentre il restante 30 % è quasi completamente in mano ad altri fondi nordamericani.
Era stato proprio il patron di questo fondo di private equity, Andrea Bonomi, in un’intervista alla stampa straniera a mettere in vendita le sue azioni. Inizialmente la cifra da capogiro messa in gioco dal manager era di 1 miliardo di euro. Un’immensità considerato che la Investindustrial la rilevò nel 2006 per meno della metà. Da quell’annuncio di metà febbraio per un mese si sono rincorse le voci più disparate. Si parlò inizialmente di Bmw (con una immediata smentita), poi del colosso indiano Mahindra.
Ai primi di aprile una esternazione di Lapo Elkann aveva fatto pensare (e ad alcuni temere) a un interessamento di Fiat: “Mi considero un grande patriota e mi dispiacerebbe molto se la Ducati venisse venduta all’estero e finisse in cattive mani. I manager hanno fatto una richiesta economica esosa. Cosa farei se abbassassero le pretese? In quel caso sì. Potrei pensare davvero di farmi avanti con un’offerta”, aveva detto. Ma il giallo era poi rientrato e il rampollo di casa Agnelli aveva spiegato che il suo era stato solo un commento personale.
Da metà marzo tuttavia la voce di un diritto di prelazione accordato alla casa automobilistica dei quattro cerchi aveva preso sempre più piede senza mai essere smentita dai board tedeschi. Ora rimane da capire quali saranno i termini della cessione. È certo infatti che Ingolstadt si accollerà i debiti di Borgo Panigale. I debiti inizialmente sembravano ammontare addirittura a 800 milioni, anche se poi fonti della stessa casa motociclistica li hanno quantificati in meno di 200 milioni. Non sarebbe la prima volta che le due ruote di Borgo Panigale, 90 anni di storia, passerebbero in mano agli stranieri. Proprio prima di Investindustrial la holding Ducati era stata in mano a un altro private equity, la Texas Pacific Group, dal 1996 al 2006.
La crisi inoltre sembra non avere toccato troppo l’azienda, il cui più famoso dipendente è Valentino Rossi. La casa di Borgo Panigale ha venduto nel 2011 42 mila moto, e ha un fatturato prossimo ai 480 milioni di euro, con un incremento del 20 % rispetto all’anno precedente. Una gallina dalle uova d’oro.
I sindacati, dal canto loro, sembrano soddisfatti. Lo spauracchio di vedere la proprietà in India o in mano alle banche sembra sfumare. Soprattutto l’Audi è molto conosciuta da queste parti: la Lamborghini, da molti anni in mano alla casa di Ingolstadt, anche secondo Fiom-Cgil è una delle migliori realtà nei rapporti sindacali. E, nonostante questo, vende e non conosce crisi.
Ora la speranza dei lavoratori e degli appassionati di moto è che dopo le delocalizzazioni in Thailandia e in altre parti del mondo già effettuate dall’attuale proprietà, i tedeschi decidano che un prodotto italiano va prodotto in Italia.