Saverio Ferrari, esperto di neofascismi e neonazismi: "Ha elementi diversi dagli altri movimenti di destra in Norvegia, ma alla difesa dei valori dell'Occidente lega riferimenti del passato. Sono caselle molto diverse tra loro, che lui unisce”
La simbologia, innanzitutto. Breivik nell’aula di tribunale ha ostentato un saluto anomalo per un presunto neonazista: un pugno chiuso sollevato in avanti, quasi la simulazione di una spada sguainata. “Un saluto mai visto, che non c’entra nulla con le destre e che probabilmente si è inventato lui. Non dice niente neanche a chi si occupa di templari o cose analoghe”.
Tuttavia sarebbe riduttivo limitare Breivik, assassino di 77 persone, a una persona con problemi psichici (e il processo si giocherà in larga parte sulla perizia). “Il retroterra non è neutro – spiega Ferrari – Breivik è uno di quelli che io chiamo “lupo solitario”, che a un certo punto decide di colpire ed agire. Il retroterra culturale è costituito da molti riferimenti diversi tra loro che, in questo caso, hanno in comune la difesa dei valori occidentali e contro il multiculturalismo”. Tanto è vero, sottolinea Ferrari, che tra l’altro Breivik difende Israele e attacca l’Islam, si definisce difensore della Norvegia e dell’Europa. Nel suo “documento programmatico” i riferimenti erano molteplici e di varie estrazioni: oltre 1500 pagine, a sottolineare la complessità del caso.
Inoltre la “Norvegia è stata occupata dai nazisti per 5 anni e quindi nel Paese si sono formati anticorpi fortissimi – spiega Ferrari – Ma si sviluppano esperienze di gruppi giovanili legate soprattutto al mondo musicale dell’heavy metal, che si riferiscono al razzismo e al neopaganesimo”.
Ma secondo Ferrari Breivik “ha un’ascendenza diversa, tanto che lui stesso dice di rifarsi al cristianesimo e alla difesa dell’Occidente, ma a questi lega riferimenti del passato. Sono insomma caselle molto diverse tra loro, che non c’entrano niente l’una con l’altra, ma che lui ha messo insieme”.