Dunque il nostro Valter Lavitola progettava nuove carceri a Panama – grazie alla tangente di un elicottero, dice l’accusa – e adesso si ritrova carcerato nelle vecchie celle di Poggioreale, ingaggiato per un lungo e accurato sopralluogo ai chiavistelli che avrebbe riservato volentieri agli altri. É il destino che talvolta ama così tanto specchiarsi nel proprio narcisismo da produrre queste illuminazioni del contrappasso: chi di sbarre ferisce, di sbarre patisce.
Cosa che nella storia italiana ha avuto una sua certa ricorrenza, a cominciare dai tempi gloriosi delle Carceri d’Oro, quando ancora in natura esistevano liberi i socialdemocratici di Franco Nicolazzi, rastrellati uno a uno dalle procure prima che qualche sopravvissuto si mettesse in salvo nelle boscaglie coltivate dai nuovi tesorieri dei partiti. E sarebbe notevole, in queste ore, dare un’occhiata all’umore del suo migliore amico, Silvio B, anche lui investito dal gioco del destino che ha trasformato le ragazze gonfiabili di un tempo in testimoni dotate di così tante parole ai processi da giustificarne una tariffa, contabilizzata dal suo buon cuore, si capisce. Un cuore che con Lavitola incarcerato sarà messo a dura prova.
Il Fatto Quotidiano, 17 aprile 2012