Quattro arresti per presunte operazioni fraudolente intorno alla Italian web service. Scoperto un sistema di "cartiere" e scatole societarie vuote. Modeste denunce al fisco a fronte di patrimoni ben più consistenti
Arresti a Milano per associazione a delinquere, frode fiscale milionaria e false fatturazioni, tra il 2008 e i primi mesi di quest’anno. Su ordine del gip, Anna Maria Zamagni, che ha accolto la richiesta del pm Carlo Nocerino sono stati arrestati l’amministratore delegato della Italian Web service s.r.l, Angelo Fortunato, Giancarlo Monti, Giovanni Fiore e Luigi Merenda perché “si associavano fra loro per realizzare un disegno criminoso finalizzato alla frode fiscale, con particolare riferimento all’Iva, per importi rilevanti”. Complessivamente, secondo gli inquirenti, sono state condotte operazioni fraudolente per oltre 64 milioni di euro e l’Iva non versata allo Stato, quindi evasa, è paria a quasi 13 milioni.
Gli arresti sono stati eseguiti questa mattina dal nucleo della Guardia di Finanza-Gruppo Milano di via Ramusio. Le ordinanze di custodia cautelare, scrive il gip, concordando con il pm, sono state necessarie per il pericolo di reiterazione del reato e per l’inquinamento probatorio. Anzi più che pericolo, evidenziano i magistrati, la reiterazione c’è stata. Nonostante controlli amministrativi in corso c’è stato un tentativo di sostituire le società fittizie, ormai scoperte, con altre.
Inoltre, risultano indagati con le stesse accuse, tre “prestanomi-teste di legno”, Enrico Fara, Gennarino Colurcio e Giuseppe Rigoli, che figuravano, come i titolari di società cosiddette “cartiere”, scatole vuote: Over Tech s.r.l., Ergo click s.r.l, Escape Technology s.r.l. per conto degli arrestati, le menti-secondo la procura- di questa maxi truffa.
Il filone di indagine sulle fatture inesistenti si intreccia con quello sulle cosiddette “frodi carosello”: la comparavendita di prodotti comunitari con l’Iva trattenuta, e quindi evasa da una finta società interemediaria tra venditore ed acquirente “con la creazione di un passaggio della merce in realtà inesistente”. Sulla base dei riscontri condotti dal pm e dalla Gdf, il gip scrive che Fortunato, Fiori e Monti “hanno collaudato un sistema preciso attraverso il quale procedere all’acquisizione di società già esistenti attraverso meri prestanome, utilizzate per l’emissione di fatture inesistenti poi utilizzate dalla società loro riferibile, Italian web service… La ripetizione degli illeciti, attraverso l’acquisizione di nuove società, rende certa l’esistenza di un accordo generale tra gli indagati, comprensivo della complessa attività per portare a compimento il progetto criminoso”.
Ci sono anche le suddivisioni dei compiti. Fiore, per esempio, “promette un compenso” ai prestanomi e “li accompagna dal notaio per l’acquisto delle quote sociali di società non operative”. La moglie, Maria Teresa Fantasia, ha denunciato un reddito di 10 mila euro, ad eccezione del 2010, quando ha dichiarato poco più di 30 mila euro, ma è intestataria di numerosi conti corrente, titoli, obbligazioni che fanno a pugni con quanto denunciato al fisco. Ha anche acquistato, con un mutuo da 160 mila euro, un appartamento a Crotone che vede come usufruttuario il marito.