“Il marcio ha sempre potuto manifestarsi e sempre si deve estirpare: ma anche quando sembra diffondersi e farsi soffocante, non dimentichiamo tutti gli esempi passati e presenti di onestà e serietà politica, di personale disinteresse, di applicazione appassionata ai problemi della comunità”. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo ha detto ricordando il segretario della Dc Benigno Zaccagnini (è il centenario della nascita), ma le sue parole risuonano quanto mai attuali.
I partiti, ha detto il Capo dello Stato “non sono il regno del male, del calcolo particolaristico e della corruzione”. Certo, il marcio si deve estirpare, ma “guai a fare di tutte le erbe un fascio, a demonizzare i partiti, a rifiutare la politica”. Ha concluso il presidente: “Per cambiare quel che va cambiato, per riformare quel che va riformato oggi qui, senza ulteriore indugio, per trasmettere ai giovani la vocazione alla politica, è il momento di trarre respiro e fiducia dall’esempio – tra i più alti e limpidi che possiamo ricordare – di Benigno Zaccagnini”.
Zaccagnini, ha continuato Napolitano in un videomessaggio inviato a un convegno a Ravenna, “oggi ci parla per come fu tutto quello, per come contribuì a costruire e far vivere la nostra Repubblica, e a difenderla anche nelle circostanze più tragiche e dolorose contro il vile e sanguinario attacco del terrorismo (Zaccagnini era il segretario democristiano nel momento del rapimento di Aldo Moro)”. Zaccagnini lo fece da uomo “sommamente probo, con quella tensione ideale e morale, e con quello spirito di servizio, che scaturivano da un’autentica vocazione alla politica, praticata con fede nei valori da diffondere e consolidare, senza mai smarrire quello che egli definiva ‘l’aspetto più profondamente umano della politica’, e senza venir meno a una ricerca esigente che deve – diceva – trasparire dai nostri comportamenti”. Utilizzando il partito come strumento e a quello, spiega Napolitano, i partiti e la politica devono tornare.