A un mese dalle elezioni il partitone in difficoltà: ieri un consigliere regionale che finisce sotto inchiesta insieme a sei dirigenti dell'Asl espressi dalla Regione. Poi la giunta comunale a Modena che traballa, viene azzerata e rimessa in piedi nell'arco di poche ore. Senza contare che il governatore Vasco Errani si trascina un avviso di garanzia con l'accusa di falso
Una giornata da dimenticate per il Partito democratico della rossa Emilia. La prima tegola arriva poco dopo le 11 a Piacenza. Sette persone sono indagate per una vicenda relativa ai rapporti tra il Centro medico Inacqua Baia del Re e l’Asl della città emiliana. E tra i nomi c’è anche quello di Marco Carini, ex presidente della cooperativa Inacqua, Legacoop Piacenza, attualmente consigliere regionale Pd e componente delle commissioni per la salute, politiche sociali e politiche economiche della Regione Emilia Romagna. Insieme a lui ci sono diversi dirigenti della sanità emiliana. Alcuni dei quali messi ai vertici delle Asl direttamente dalla giunta regionale, come Andrea Bianchi, direttore generale dell’Asl di Piacenza e il suo precedessore Francesco Ripa di Meana, ora direttore generale dell’Asl di Bologna. Le accuse ipotizzate sarebbero di abuso d’ufficio, cui si aggiungerebbero ipotesi di truffa e falso in atto pubblico.
Un altro guaio giudiziario per una Regione che si è sempre vantata della legalità e del buon governo, e che ora invece si trova costretta a far fronte a paragoni con la vicina Lombardia, dove sono indagati 10 consiglieri su 80. Le opposizioni gongolano, le richieste di dimissioni si sprecano, mentre il numero uno di viale Aldo Moro, Vasco Errani, deve pensare ai propri problemi con la giustizia. Su di lui pesa un’accusa di falso ideologico e a breve dovrà decidere se presentare una memoria difensiva o farsi interrogare dai pm di Bologna in vista di un possibile rinvio a giudizio nell’inchiesta Terremerse.
Ma oggi il Pd ha dovuto sopportare anche lo scossone politico che ha cambiato gli equilibri nel Comune di Modena. La giornata sotto la Ghirlandina è iniziata con le dimissioni dell’assessore all’Urbanistica, Daniele Sitta, che in poche ore ha dato il via a un effetto domino. Tre colpi di scena, poco distanti uno dall’altro hanno rivoluzionato la giunta modenese. In serata, con una mossa simile a un colpo di mano, il sindaco ha deciso di rifiutare le dimissioni, per poi optare per un rimpasto. Prima ha revocato gli incarichi, e dopo ha indicato l’ex assessore all’Urbanistica come nuovo “super-assessore” all’Economia, silurando il titolare alle Politiche economiche Graziano Pini e quello al Bilancio Alvaro Colombo.
Va detto che la notizia dell’abbandono dell’assessore Sitta non è arrivata come un fulmine a ciel sereno. La scelta di fare un passo indietro è stata il risultato di un braccio di ferro sulle politiche edilizie, che va avanti da molto tempo. Ed era nell’aria da giorni, visti gli strappi tra lui e una parte della maggioranza, tra cui alcuni esponenti del suo stesso partito. L’ultimo terreno di scontro tra la giunta del sindaco Giorgio Pighi e il partito locale era stato l’autodromo di Marzaglia, nel mirino degli ambientalisti per presunte difformità tra il progetto e quanto realizzato. Di fronte alle accuse di Modena Attiva, il Pd cittadino aveva di fatto scaricato il suo assessore, spingendolo all’abbandono.