L'ala cattolico ambientalista del partito di maggioranza in Comune esce vincitrice dal braccio di ferro. Poi il sindaco Pighi respinge la scelta di Daniele Sitta. Pdl: "Crisi irreversibile della maggioranza". In serata il colpo di scena: revocati gli incarichi al bilancio e alle politiche economiche, mentre Sitta diventa super assessore all'economia
Presto per dire se l’abbandono di Sitta, ex-sindaco di Campogalliano e presidente della Coop Bilanciai, dal 2004 alla guida dell’assessorato-chiave, sia un sacrificio per ragioni ignote sull’altare dell’equilibrio interno o una reale inversione di tendenza. Di certo qualcosa è improvvisamente cambiato dopo anni di accuse degli ambientalisti, una rottura con l’Idv Eugenia Rossi, le critiche dell’alleato Sel e di Modena Attiva, un’associazione di professionisti ed ex amministratori che ha fatto da grillo parlante dei malumori interni.
La decisione di Sitta era già nell’aria da giorni ed è il risultato di una battaglia interna al Pd che va avanti ormai da tempo. L’ultimo terreno di scontro tra la giunta del sindaco Giorgio Pighi e il partito locale scoppiato è stato l’autodromo di Marzaglia, nel mirino degli ambientalisti per presunte difformità tra il progetto e quanto realizzato. La sponda decisiva era arrivata il mese scorso dal segretario comunale del Pd Giuseppe Boschini, di area cattolica. Di fronte ai rilievi di Paolo Silingardi, ambientalista democriatico di Modena Attiva, sul “surplus di 400 metri, il 25% in più rispetto al progetto, le modifiche di dimensioni e posizione degli edifici, la rete per lo smaltimento acque che non corrisponde”, Sitta aveva chiesto al partito di prendere una posizione chiara.
Il segretario Boschini e il leader provinciale Davide Baruffi, in una nota congiunta, lo avevano di fatto scaricato: “Non si può di volta in volta aprire un conflitto con il partito, i suoi alleati, le associazioni, i diversi enti coinvolti nei processi autorizzatori, le istituzioni stesse; non si possono derubricare le perplessità e i dissensi che possono nascere dinanzi alle singole scelte come retrivi, conservativi o forieri di “declino e miseria”. Questo modo di parlare e di rapportarsi ai cittadini non è liquidabile come intemperanza verbale. Occorre un cambiamento”.
Il sindaco Giorgio Pighi ha cercato di mediare sino all’ultimo arrivando a tenere 48 ore di discussione con l’assessore all’Urbanistica. Ma inutilmente. Stamattina Sitta ha sciolto la riserva: “Auspico che così si passi dalle ridicole considerazioni sul mio carattere al merito dei progetti che servono ai modenesi” scrive Sitta in una lunga lettera di saluto dove rivendica l’azione di governo riformista in grado “di progettare il futuro, cogliendo e creando tutte le occasioni che sappiano garantire benessere economico, siano esse nuove attività produttive o iniziative culturali”. Poi stoccate agli alleati riottosi: “Le necessarie alleanze politiche devono essere basate non su approcci ideologici o generici programmi, ma su progetti chiari che nascono dai bisogni reali dei cittadini oltre che dai continui confronti con portatori di interessi”. E l’amarezza per gli attacchi personali: ”Sono stato spesso accusato di voler decidere troppo rapidamente, confondendo la necessità di dare risposte in tempi logici con ‘l’arroganza decisionista’. Mi spiace ma questo modo di fare politica non mi appartiene”.
Ma per Pighi, che si è commosso dopo aver appreso la notizia, il tempo delle lacrime, è durato poco. Appena prima della riunione di maggioranza convocata per oggi pomeriggio, il sindaco ha fatto sapere di voler rinunciare a Sitta e di aver respinto le sue richieste di dimissioni. Nonostante l’assessore all’urbanistica non sembri per ora intenzionato a tornare sui suoi passi. Ma non finisce qui. Perché contemporaneamente il sindaco ha deciso di rimettere tutto in gioco, azzerando l’intera giunta. Incarichi revocati per tutti gli assessori, quindi.
Intanto il toto-nomine per la successione di Sitta è già partito fra chi teme uno spostamento al centro e chi paventa un aumento del peso di Sel. Mentre Marco Miana di Modena Attiva festeggia su Facebook “la vittoria della città che ha spazzato via l’immobilismo e chi faceva politica a suon di insulti e di polemiche” e Andrea Leoni del Pdl parla di “crisi irreversibile della giunta”. Gabriele Grotti del Movimento cinque stelle si chiede se “ora verranno stabiliti nuovi e necessari criteri di partecipazione della comunità sulle scelte fondamentali o il probabile teatrino mediatico si ridurrà a un valzer di protagonismi dei soliti attori che spadroneggiano in totale assenza di confronto dal basso”. Sullo sfondo riecheggia il disagio di alcuni cooperatori come l’ex presidente di Legacoop, Roberto Vezzelli, che nelle scorse settimane ha sferrato un attacco senza precedenti: “Al sindaco ormai interessa poco della città e parte della classe dirigente del comune è inadeguata“.
Non crede a un vero cambiamento il presidente della Consulta dell’Ambiente Emilio Salemme, fra i primi a lottare contro la colata di cemento modenese, dai primi Direzionali alle costruzioni sulle falde acquifere fino al nuovo piano di trasformazione delle aree F (destinate ai servizi) in zone residenziali: ”Negli ultimi vent’anni si è registrato un aumento del 70% di costruzioni civili e industriali – afferma l’ambientalista – ora Sitta troverà una soluzione lavorativa meno stressante e più consona alle sue capacita professionali ma quello che serve è riconsiderare l’urbanistica di questa città che ha privilegiato gli investimenti ai danni del territorio”.
Nell’occasione la dipietrista Eugenia Rossi, dopo aver parlato “di accordi con i proprietari di zone destinate dal vigente piano ad attrezzature generali che ne prevede la parziale riconversione a zone residenziali per un totale di 500 alloggi pianificati”, fu duramente criticata dall’assessore Sitta: “La consigliera Rossi dice il falso anche quando parla di capacità edificatoria, dovrebbe sapere che per parlare di un numero di alloggi è obbligatorio passare dal consiglio comunale e lei sarebbe stata adeguatamente informata”. Fu l’atto che certificava una rottura tra Pd e Idv che ha pochi altri esempi nelle regioni governate dal centrosinistra. Un atto che però, a questo punto, potrebbe non essere l’ultimo.
di Stefano Santachiara e Giulia Zaccariello