Un nuovo guaio giudiziario investe il Partito Democratico dell’Emilia Romagna. Questa volta è la sanità a far muovere i magistrati. Sette persone sono indagate dalla Procura della repubblica di Piacenza nella vicenda giudiziaria relativa ai rapporti tra il Centro medico Inacqua Baia del Re e l’Asl della città emiliana. Il primo piano della struttura, alla periferia di Piacenza, ospita una ventina di medici del Polichirurgico che esercitano in quegli studi la libera professione, grazie a un accordo firmato dalla direzione ospedaliera con una società cooperativa piacentina. Proprio questa situazione è al centro dell’attenzione degli inquirenti. Le accuse ipotizzate sarebbero di abuso d’ufficio, cui si aggiungerebbero ipotesi di truffa e falso in atto pubblico.
Gli indagati sono Marco Carini, ex presidente della cooperativa Inacqua, Legacoop Piacenza, attualmente consigliere regionale Pd e componente delle commissioni per la salute, politiche sociali e politiche economiche della Regione Emilia Romagna; Andrea Bianchi, direttore generale dell’Asl di Piacenza; il suo precedessore Francesco Ripa di Meana (ora direttore generale dell’Asl di Bologna); due ex direttori amministrativi dell’Asl di Piacenza (Luca Baldino, attualmente direttore amministrativo dell’Asl di Bologna, e Francesco Magni); Claudio Arzani, responsabile della direzione amministrativa della rete ospedaliera Asl; Stefano Mistura, ex direttore sanitario dell’Asl.
La vicenda è quella dell’attività “intramoenia”, la libera professione dei medici ospedalieri regolata della legge 120 del 2007. Per consentire questa attività dei medici dipendenti, la direzione dell’Asl ha deciso di affittare il primo piano del nuovo edificio realizzato dalla società Inacqua in via Caffi, nella zona della Farnesiana. L’accordo è finito nel mirino della Procura, anche dopo una serie di esposti che avevano segnalato presunte irregolarità.
Il pm Ornella Chicca ha affidato agli uomini del Nucleo investigativo dei carabinieri una lunga serie di accertamenti; secondo gli investigatori vi sarebbero irregolarita’, che sono state segnalate alla Procura. Militari dell’Arma sono tornati negli uffici amministrativi del Polichirurgico di Piacenza per acquisire documentazione ed hanno eseguito nei giorni scorsi accertamenti all’interno del Centro medico Inacqua Baia del Re.La procura per ora preferisce non aggiungere atri dettagli e si limita a dire che “se ci saranno sviluppi non saranno immediati”.
Suona a vuoto per ora il cellulare del consigliere Pd Carini, che questa mattina, dopo la commissione Politiche economiche, ha abbandonato i palazzi della Regione per fare ritorno a Piacenza. La sua segreteria contattata al telefono, sembrava non essere a conoscenza della notizia. Alcuni mesi fa il consigliere era finito sulle pagine dei quotidiani, tra le altre cose, anche per essere l’eletto in regione con più assenza alle spalle: nel 2011 ha partecipato a 36 su 42 sedute dell’Assemblea.
La cooperativa a cui era a capo è un centro diagnostico all’interno del quale trovano posto ambulatori polispecialistici, oltre a occuparsi di riabilitazione. Dal punto di vista societario si configura come una cooperativa sociale con un’esperienza di lungo corso nel pubblico. Ancora di recente – febbraio 2012 – la Regione Emilia Romagna l’ha inserita anche tra le strutture con accredito provvisorio per quanto riguarda i servizi riabilitativi e le visite fisiatriche, con relative attività di recupero e riabilitazione funzionale. In base ai dati forniti dalla struttura medica, superano il 25% del totale gli interventi che riguardano la sfera pediatrica. E sono oltre trenta i medici che qui lavorano, mentre nel 2010 sono stati investiti più di 6 milioni e mezzo di euro per creare un’altra struttura, in cui collocare la cosiddetta “casa della salute”.
“Non un euro è pubblico”, aveva commentato al tempo Marco Carini, nella sua veste di allora presidente della cooperativa che aveva una partecipazione in Copernicana, la società proprietaria della casa della salute. Una “casa” teleriscaldata e con impianto fotovoltaico strutturata su quattro piani. Al primo con le vasche riabilitative, al secondo una decina di ambulatori di circa sedici metri quadrati ciascuno e la palestra e al terzo aree amministrative e gestionali, oltre a qualche altro ambulatorio che, nei progetti, doveva andare alla libera professione. Sotto, nell’area seminterrata, hanno trovato posto una la operatoria per gli interventi in day hospital e i macchinari per la medicina nucleare.
Per quanto riguarda invece il ruolo dell’Asl, le vicende sotto la lente dei magistrati si riferiscono al periodo in cui Francesco Ripa di Meana lavorava come direttore generale all’azienda ospedaliera di Piacenza, dove è stato per 6 anni fino al 2008. Successivamente ha ricevuto il suo primo incarico di direttore generale all’Asl di Bologna, dove è stato da poco riconfermato con un decreto del presidente della regione Vasco Errani. Prima però di ricevere l’ultima nomina per restare altri 4 anni nel capoluogo emiliano, Ripa di Meana era stato assunto a tempo indeterminato anche all’Ausl di Parma, come dirigente medico. Lì ha dovuto lavorare due settimane, giusto i giorni necessari per chiedere l’aspettativa e ritornare al suo posto a Bologna.
di David Marceddu e Antonella Beccaria