Sostiene il sindacalista Pippo Frisone: "Una tale situazione di fatto determinerà un oggettivo impedimento all’attivazione di tutte le classi necessarie"
Finita l’epoca dei tagli alla scuola italiana voluti dal tandem Gelmini Tremonti? Il ministro all’istruzione Francesco Profumo ha detto di sì, emanando una disposizione che praticamente conferma i posti in organico attualmente disponibili. Una conferma che tuttavia non tiene conto di un dato di realtà sopravvenuto: ci sono regioni (al nord, in particolare) dove c’è un notevole incremento di iscritti, mentre in altre (al sud) la popolazione studentesca è in calo.
Pippo Frisone, esperto sindacalista della Flc Cgil, sulla base dei dati ministeriali ha già fatto questi rilievi: “Un conto sono i dati sugli organici a livello nazionale – dice – un altro è l’andamento degli organici a livello regionale o provinciale. Il primo dato da cui partire è lo sviluppo della popolazione scolastica che ha un dato nazionale in forte crescita con oltre 9.000 alunni in più. Ma, mentre nel Mezzogiorno continua il trend negativo degli ultimi anni, nelle regioni del centro Nord (Piemonte,Lombardia,Veneto, ma anche Toscana e Emilia Romagna) si registra anche per il prossimo anno scolastico una costante crescita”.
Quali sono le conseguenze di questa contrastate linea di tendenza? “Mantenere gli organici dell’anno precedente come fa il Governo, in presenza di 9000 alunni in più – continua Frisone – determina di fatto un oggettivo impedimento all’attivazione di tutte le classi necessarie. Mantenere gli organici dell’anno precedente, spostando posti dalle regioni meridionali, dove la popolazione scolastica decresce alle regioni settentrionali, non basta e tuttavia non risolve il problema, in quanto l’aumento complessivo di 9000 alunni rimane senza copertura di nuovi posti aggiuntivi. Non incrementare gli organici significherebbe non garantire per il prossimo anno il tempo pieno e l’offerta formativa esistente, formare classi pollaio a rischio sicurezza, inserimento di più alunni disabili in classi fino a 25 e via peggiorando”.
Una prospettiva, insomma, almeno per migliaia di scuole soprattutto al nord, che non promette nulla di buono. In Lombardia, ad esempio, dove il numero degli studenti in più raggiunge quota 11 mila, forse la regione più sacrificata da questa logica nazionale, lo stesso direttore scolastico regionale Giuseppe Colosio ha già avvertito i rischi a cui la sua scuola sta andando incontro e subito si è rivolto al ministero chiedendo per il prossimo anno scolastico 600 posti in più rispetto a quelli annunciati. Un gesto di coraggio finora sconosciuto da parte di Colosio. Lo dice apertamente Frisone: “A dire il vero, analoga tempestività e determinazione ce le saremmo aspettate anche nei confronti dell’ex Min.Gelmini quando in Lombardia, nonostante l’aumento degli alunni, venivano tagliati oltre 9mila posti nel triennio 2009-12”.