Accantonati i soliti stilisti, calciatori o cantanti, il settimanale americano sceglie la categoria che pare vada per la maggiore nel nostro Paese: i banchieri. In lista brillano i nomi del presidente della Banca europea e del premier
I politici americani, Obama a parte, non mancano: c’è l’immancabile Hillary Clinton, l’astro nascente repubblicano Marco Rubio, lo sfidante di Obama Mitt Romney e l’anziano ma combattivo libertario Ron Paul. Ma l’americano più influente non è un politico né un miliardario, bensì Anthony Kennedy. Settantacinque anni, nessuna parentela con la “Sacra Famiglia” del Massachussets, è giudice della Corte Suprema e la sua influenza sta tutta nella sua attitudine allo “swing vote”. Nominato da Reagan, Kennedy a volte si schiera con i conservatori, a volte con i “liberal”, usando al meglio la sua golden share su temi fondamentali quali quelli etici, aborto, pena di morte, discriminazione, finanza. Tutti argomenti che negli Stati Uniti contano e non poco.
I leader mondiali scelti da Time sono molti: Xi Jinping, delfino di Hu Jintao e prossimo leader cinese; Benjamin Netanyahu, premier israeliano; Dilma Rousseff, presidente del Brasile; Angela Merkel, cancelliera tedesca. Non c’è Nicolas Sarkozy, e per il presidente francese è un duro colpo (sia per l’ego che per la campagna elettorale) e nemmeno David Cameron. La Francia deve “accontentarsi” del ruolo importante di Christine Lagarde, inflessibile capo del Fondo monetario internazionale e la Gran Bretagna di Kate e Pippa Middleton, declinando ancora una volta la tendenza inglese a far notizia più per le vicende reali che per il ruolo dell’isola sullo scacchiere internazionale.
Hollywood c’è e si fa sentire. A cominciare dalla presenza del produttore Harvey Weinstein, potentissimo tycoon di celluloide e artefice del trionfo agli ultimi Oscar di The Artist. Il suo profilo per il numero speciale di Time è firmato Johnny Depp, tanto per gradire. E poi, sempre in tema cinematografico, ecco i nomi a sorpresa di Jessica Chastain e Viola Davis, insieme in The Help e star dell’anno sulle colline californiane, e della più raffinata e ricercata Tilda Swinton.
E l’Italia? Accantonati i soliti stilisti, calciatori o cantanti, il Time sceglie la categoria che pare vada per la maggiore nel nostro paese: i banchieri. In lista brillano i nomi del presidente della Banca europea Mario Draghi e del premier Mario Monti.
Dal ritratto scritto per Time dal presidente della Bundesbank Jens Weidmann, viene fuori un Draghi prussiano, affabile ma deciso, un uomo che sa miscelare sapientemente le doti di un banchiere centrali con una dose di sano pragmatismo.
Ancora più lusinghiere le parole dedicate al presidente del Consiglio: “Mario Monti è il più importante ex professore di Economia al mondo. È vero, le decisioni monetarie Ben Bernanke muoveranno anche i fili negli Stati Uniti, ma il destino di un continente è sulle spalle di Monti. Se sarà in grado di continuare le significative riforme, l’Europa supererà con successo la crisi del debito sovrano. Se non ce la farà, il sogno dell’Europa unita svanirà”.
Per Larry Summers, ex segretario al Tesoro degli Usa, Monti “ha già tirato fuori l’Italia dagli scogli intaccando interessi acquisti – tassisti, farmacisti, lavoratori ferroviari – per migliorare la competizione e rinnovare la vitalità economica. Istituendo quelle riforme ha mostrato grande coraggio, soprattutto in un paese in cui i leader si sono troppo spesso dimostrati in debito nei confronti di potenti lobby”. Meriti grossi, forse immeritati, per il professor Monti, visto che le liberalizzazioni di cui parla Summers non si sono ancora visti e i vecchi leader, più che alle lobby, forse rispondevano a interessi personalissimi.
Sembra continuare, dunque, la “sbornia” americana per Mario Monti. Sarà contento il premier, che per una sera si sentirà una star e un giorno potrà dire ai nipoti: “In quella lista Angelina Jolie e Madonna non c’erano. Io sì”.