La squalifica arriva dal tribunale nazionale Antidoping che lo ha escluso dalle competizioni. Nel 2008 aveva partecipato al Tour de France ma anche lì, a luglio era incappato nei controlli antidoping risultando positivo. Il ciclista chiude quindi la sua carriera da professionista nel momento in cui aveva l'occasione di entrare nel gruppo dei migliori del ciclismo azzurro
Nel 2008 aveva partecipato al Tour de France ma anche lì, a luglio, era incappato nei controlli antidoping risultando positivo. Durante il ritrovo di partenza della dodicesima tappa Lavelanet-Narbonne la gendarmeria francese gli aveva notificato presenza di Continuous Erythropoietin Receptor Activator (Cera) ossia la terza generazione dell’eritropoietina (Epo): si tratta di un ormone glicoproteico, rintracciata nelle sue urine al termine della cronometro di Cholet. In quell’occasione Riccò fu costretto a lasciare la corsa. Il Cera a quei tempi non figurava ancora nell’elenco delle sostanze dopanti di molte federazioni (tra cui quella italiana), ma era inclusa tra le sostanze dopanti proprio del Tour de France. Tornato in Italia confessò davanti al tribunale del Coni che lo sospese prima per 2 anni, pena poi ridotta a 20 mesi.
Il ciclista chiude quindi la sua carriera da professionista nel momento in cui aveva l’occasione di entrare nel gruppo dei migliori del ciclismo azzurro. Professionista dal 2006, il corridore di Formigine aveva raccolto parziali successi fino al secondo posto al Giro d’Italia 2008.