La City Insurance nella bufera per presunti rapporti con la criminalità organizzata: lavora in Emilia Romagna, Basilicata, Lazio, Lombardia, Puglia, Sardegna e Sicilia. La Procura per ora indaga per falsità in atto pubblico e turbativa d'asta
La Procura veneta ipotizza i reati di falsità in atto pubblico e turbativa d’asta per diverse irregolarità riscontrate nella documentazione prodotta alla Regione Veneto per partecipare alla gara, così come nei requisiti di regolarità fiscale previsti dal Testo Unico in materia di appalti. Le indagini si stanno allargando in tutta Italia e, in particolare, anche in Emilia Romagna, una delle sette Regioni (ci sono pure Basilicata, Lazio, Lombardia, Puglia, Sardegna e Sicilia) che negli ultimi anni hanno stipulato contratti con City Insurance, consentendole di arrivare nel 2011 ad un volume d’affari di circa 60 milioni di euro contro i 15 milioni del 2010. L’interrogativo è uno: se in Veneto lo scorso ottobre, prima che si attivasse il Gico-Gruppo d’Investigazione sulla Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza, dopo alcune rivelazioni di stampa era stata la stessa Giunta regionale ad avviare un’ispezione sulla compagnia romena dal nome inglese, ai vertici della Regione Emilia-Romagna al momento tutto tace.
Oggi City Insurance, dopo aver vinto i relativi bandi, assicura per Rimini e per Ravenna la copertura del primo rischio con un massimale per sinistro pari a 2 milioni di euro e franchigia di 50 mila euro. La decorrenza è stata data per l’Ausl riminese con effetto dalle ore 24 del 15 maggio 2011 e per l’Asl ravennate dalle ore 24 dell’8 luglio 2011 mentre la scadenza, per entrambe, è prevista alle ore 24 del 31 dicembre 2014. Cesena, invece, nel luglio del 2011 improvvisamente si ritrovò senza copertura assicurativa dopo che la Faro Assicurazioni, allora titolare del contratto con l’azienda sanitaria locale, venne sottoposta a procedura fallimentare: così, dopo una procedura negoziata, City Insurance si è aggiudicata il servizio con decorrenza dal 4 ottobre 2011 fino al 31 dicembre del 2012 a due condizioni: premio annuale lordo di 2.093.000 euro e franchigia di 50 mila euro per sinistro.
Da quando è entrata in servizio a Cesena, le richieste di risarcimento danni di varia natura pervenute all’Asl sono state 38, nessuna delle quali è stata definita. L’Emilia-Romagna è intervenuta ufficialmente sulla questione lo scorso 20 dicembre, quando in aula l’assessore alla Sanità, Carlo Lusenti, aveva dovuto rispondere all’interrogazione del Pdl (consiglieri Luca Bartolini, Marco Lombardi e Gianguido Bazzoni) smentendo, in sostanza, particolari problemi. “La Regione si chiude a riccio in una difesa ideologica dell’operato proprio e delle singole aziende sanitarie. La Regione Veneto, invece, molto opportunamente aveva avviato degli accertamenti su questa compagnia. Noi avevamo invitato l’Emilia Romagna e le Ausl di Cesena, Ravenna e Rimini a fare altrettanto. Se non altro per una questione di trasparenza, per tutelare i cittadini e i professionisti della nostra sanità”, rivendica oggi Bartolini. Quando i tre consiglieri hanno sollecitato controlli, mesi fa, chiedendo chiarimenti sulla compagine sociale e sull’attività del gruppo assicurativo con sede a Bucarest, la Regione ha difeso le procedure delle Ausl romagnole e la scelta della City Insurance. Dal sito della City Insurance si può leggere, ma i dati sono aggiornati al 2008, che il capitale sociale ammonterebbe ad appena 3,28 milioni di euro: “Il Pdl aveva chiesto chiarimenti anche in merito ai capitali dell’azienda romena e ai soci. La Regione, nella sua risposta, ha assicurato che non risultano quote detenute da società in liquidazione e infiltrazioni di stampo camorristico. L’indagine della Guardia di Finanza, invece, pare andare nella direzione opposta”, conclude Bartolini.
A Cesena il sindacato autonomo Nursing Up rincara: “Le notizie inerenti ipotetici rapporti fra la City Insurance e la malavita organizzata sono estremamente preoccupanti! Lo sono ancor di più dato che, se nel vicino Veneto è intervenuta addirittura la Guardia di Finanza, qui in Emilia Romagna vige il silenzio più assoluto”.