E così, leggo dall’Ansa, entra in Costituzione il principio del pareggio di bilancio. Il Senato approva con 235 sì e 11 no e 24 astenuti il ddl di riforma dell’art.81 della Costituzione che è legge con questa quarta e ultima lettura, prevista per le riforme costituzionali. A favore più dei 2/3 dei componenti, è evitato così il referendum confermativo.
Delle innumerevoli ossessioni del passato governo, la revisione della nostra Costituzione era una delle più sentite. Non sono passati neppure sei mesi ed ecco, complice l’Europa, viene confezionata senza troppo clamore la prima modifica costituzionale.
Un precedente, l’approvazione senza vincolo di conferma referendaria, che mi lascia perplessa proprio per la facilità con la quale si è giunti al risultato. La settimana scorsa, sul tema dell’imminente approvazione proprio di questa legge, ho postato un articolo su Nuova Società, dove, trascurando volutamente il contenuto a favore di altri che ben avevano analizzato i limiti della legge, mi chiedevo, da qui alla prossima consultazione, quanti altri articoli della Costituzione potrebbero essere oggetto di modifica da parte di questo Parlamento che tutto è, tranne che autorevole.
Infatti la nuova Costituente auto-nominata non avrebbe, per sua natura, né la competenza, né la levatura morale paragonabili a quella formatasi nel dopoguerra e anche l’emergenza non può far dimenticare che la legge elettorale, non a caso ribattezzata “una porcata” dal suo stesso relatore, ha selezionato un’assemblea formata da nominati dalle segreterie di partito e non eletti dal popolo.
La maggioranza in Parlamento, costituitasi per lo scopo, sarà pure bulgara numericamente, ma è da tempo minoranza nel Paese: in attesa della naturale scadenza elettorale del 2013, sarebbe preferibile che evitasse di cimentarsi in correzioni costituzionali che non tutti sarebbero in grado di apprezzare. Passare alla storia come i picconatori della Costituzione non è esattamente un titolo da esibire sui prossimi manifesti elettorali.