Si è svolta ieri la cerimonia di formale insediamento del neo presidente del Consiglio di Stato, Giancarlo Coraggio.
Dopo i convenevoli d’obbligo il discorso di Monti si è soffermato sul “profondo cambiamento del diritto amministrativo” che dovrebbe portare, ad avviso del capo del Governo, ad “incrementare i livelli di efficienza, imparzialità, economicità ed evitare arbitri e collusioni” . Parole sagge e condivisibili, che si spera trovino accoglimento proprio nel Consiglio di Stato.
Il supremo consesso dei giudici amministrativi – istituzionalmente preposti ad assicurare il rispetto delle regole e della trasparenza della Pa – non ha infatti ancora adempiuto a rendere pubblici i compensi per gli incarichi extra svolta dai magistrati amministrativi, elencato nel sito istituzionale troppo di sovente con la dicitura “n.c.” cioè non comunicato.
Del pari, la giustizia amministrativa è una delle poche amministrazioni in cui non esiste alcuna pubblicazione delle procedure disciplinari aperte a carico dei magistrati amministrativi, pur essendo i suoi giudici oggetto – non di rado – di poco commendevoli episodi riportati dalla stampa. Non si sa, ad esempio, se l’organo di autogoverno dei giudici amministrativi abbia mai svolto accertamenti sulla questione della casa del Colosseo del ministro/Consigliere di Stato Filippo Patroni Griffi (sulla cui vicenda è stata aperta una inchiesta penale) o sul contenuto delle intercettazioni in cui era stato coinvolto l’ex presidente De Lise o, ancora, sulla istanza di misura cautelare allora richiesta dal Pm nei confronti dell’ex presidente Paolo Salvatore.
Anzi, il Consiglio di Stato – chiamato a far rispettare tale obbligo di trasparenza sui disciplinari aperti o non parti nei confronti dei suoi appartenenti – ha deciso su se stesso, affermando che solo gli interessati possono prendere conoscenza (e solo per visione!) di tali atti. Non sia mai che ne estraggano copia.
Si spera che il nuovo presidente del Consiglio di Stato, Coraggio, voglia finalmente porre fine a queste situazioni – compresa quella degli incarichi extra autorizzati in grandissimo numero (molti dei quali al servizio del governo Monti) – che viene sempre più spesso contestata dai mass media e dagli stessi vertici delle associazioni di magistrati.