Cultura

Sicilia, Tribeart rischia di chiudere
Artisti regalano opere per raccogliere fondi

L'unico freepress indipendente che si occupa di arti visive sull'isola non riesce né a sostenere i costi né a diventare una vera realtà imprenditoriale. Mobilitazione per mantenere in vita il progetto

di Virginia Fiume
Logo iniziativa Artisti per Tribeart
Logo Artisti per Tribeart - Catania

Da tre giorni al Palazzo della Cultura di Catania è in corso una mostra di arte contemporanea che ospita le opere di cento artisti siciliani. Non si tratta di una estemporanea Biennale locale, ma di un appuntamento di autofinanziamento, Artisti per Tribeart. L’evento è iniziato il 14 aprile e si concluderà il 1° maggio. Ogni lavoro ha una base d’asta di 300 euro, alla fine si faranno i conti, ma pare che siano già arrivate offerte da 5.000 euro per alcuni pezzi.

Il 29 marzo la redazione di Tribeart, giornale che si definisce “la guida mensile agli eventi d’arte in Sicilia”, ha annunciato l’imminente interruzione delle pubblicazioni. La rivista si occupa di arte contemporanea. Nata nel 1999 come sito internet, nel 2003 è diventata anche un cartaceo: distribuito gratuitamente nei così detti Tribeart corner sparsi per la Sicilia e spedito agli abbonati in giro per l’Italia.

Al Fattoquotidiano.it Vanessa Viscogliosi, fondatrice e coordinatrice del progetto, spiega le ragioni della probabile chiusura: “Il giornalismo è il cane da guardia del potere, la critica e l’informazione sull’arte devono essere il pungolo di questo altro mondo culturale – racconta Viscogliosi – All’inizio Tribeart era poco più di un foglio A3. Poi lavorando anche di notte, facendo coincidere la crescita del nostro giornale con altri lavori siamo riusciti a farlo diventare una realtà conosciuta e autorevole. I costi sono stati coperti dagli inserzionisti (per lo più galleristi e operatori culturali) e dalla nostra volontà – prosegue – Ogni numero ci costa circa 2.500 euro. Ma non riusciamo più a coprire le spese. Inoltre vorremmo fare un salto di qualità, dare da vivere anche a chi collabora con noi, poterci permettere le trasferte per fare un lavoro di maggiore qualità”.

Nel caso in cui la campagna di autofinanziamento non dovesse funzionare i coordinatori del progetto sono pronti a riportare la loro avventura solo in rete. Ma questo vorrebbe dire rinunciare a una parte importante dei loro ideali: “In Sicilia l’uso di internet non è ancora così diffuso come in altre parti d’Italia. Un cartaceo grautito e indipendente è importante per avvicinare le persone al mondo dell’arte e non limitarsi al panorama degli addetti ai lavori”.

L’evento ha suscitato l’interesse delle altre realtà provinciali sicilane, gli organizzatori hanno ricevuto offerte dalle altre province per organizzare appuntamenti analoghi. “Sarebbe bello, ma occorrerebbe investire ulteriori risorse”, aggiunge la giornalista e prosegue: “L’attenzione – che ovviamente speriamo diventi anche economica – dimostra che abbiamo fatto bene a investire sul territorio. E’ ora necessario un intervento di imprenditori locali, collezionisti e galleristi. E’ necessario che, dagli attestati di stima si passi ai contributi: siamo una rete, siamo tutti collegati, se cresce l’informazione e la critica sull’arte crescono anche il livello culturale e il benessere di questo luogo. Gli artisti lo hanno già capito”.

Dalle ultime parole di Vanessa Viscogliosi sembra di capire che a non cogliere il valore del progetto siano state invece le istituzioni: “Abbiamo fatto dei tentativi per rientrare nella programmazione degli investimenti pubblicitari di Comune, Provincia e Regione. Ma non avendo “santi in paradiso” è piuttosto difficile anche solo essere presi in considerazione”. E per quanto riguarda i fondi europei per la cultura? La risposta suona come un paradosso: “per seguire l’uscita dei bandi e la stesura dei progetti servono le risorse economiche per pagare qualcuno che lo faccia in maniera professionale. Se non ci sono i soldi non si riesce a lavorare su questo aspetto. E poi la trasparenza…”

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