Il direttore del Foglio riceve il direttore di Rai Uno: "Non mi piace l’idea, ma comprendo la decisione: gli ascolti non vanno bene, se prima oscillavo intorno al 18 per cento di share, adesso siamo al 16". Ma lui non ci sta e offre una controproposta: "Qui Radio Londra all’interno del Tg1 della sera, un attimo prima che parta la sigla"
Non è facile spostare Giuliano Ferrara. Disorientata per il tramonto di Silvio Berlusconi, quando in ottobre la Rai pensava di trapiantare Qui Radio Londra (ore 20:30, Rai1) in coda al Tg1 di pranzo, cioè fra i tronisti di Maria De Filippi su Canale 5 e i cartoni animati su Italia 1, l’Elefantino poteva negare l’affronto, e pure con tanto sdegno.
Con il Cavaliere in letargo, e l’azienda nervosa per i rinnovi di vertici e poltrone, Ferrara racconta di aver ricevuto in redazione Mauro Mazza (direttore di Rai1). Missionario di viale Mazzini per un conto in sospeso: “Viene da me al Foglio con atteggiamento gentile. Mi dice che il dg Lorenza Lei (che poi smentirà, ndr) vuole mettere il mio programma di pomeriggio. Non mi piace l’idea, ma comprendo la decisione: gli ascolti non vanno bene, se prima oscillavo intorno al 18 per cento di share, adesso siamo al 16. Mi spiegano che sia un danno per il varietà e la raccolta pubblicitaria. Mi adeguo e faccio una controproposta”. Una piccola variazione, dieci minuti prima. Non di più: “Potrei inserire il commento di Qui Radio Londra all’interno del Tg1, un attimo prima che parta la sigla. Così non creo problemi”. E chi l’andrà a spiegare ai giornalisti del Tg1? “Se non accettano, pazienza. Non mi interessa comunicare la mia opinione a un pubblico diverso dal solito. E dunque addio, troviamo una soluzione per risolvere il contratto”. Che scade l’anno prossimo e prevede un compenso di circa 3mila euro a puntata.
Il direttore del Foglio prepara le valigie per il fine settimana. Non è preoccupato, anzi: quasi euforico. Gioca la partita con tattica raffinata, anticipa l’azienda con un cinguettio su Twitter, appena Mazza chiude il portone dietro di sé. Tanto in viale Mazzini a prendersi a botte sono bravi da soli. Lorenza Lei non parla mai, stavolta si concede tre righe per precisare che “l’azienda non vuole cambiare l’orario di Qui Radio Londra”. Perfetto. Un protagonista (Ferrara) dice di sì, un coprotagonista (Lorenza Lei) dice di no. Frenesia in sala, tensione in Rai. Cercano Mauro Mazza, ecco Mazza, spariglia Mazza: “Ho incontrato Ferrara. D’intesa con altri e alti dirigenti Rai e dopo un attento bilancio di Qui Radio Londra”.
Non male, un colpettino appuntito per Lorenza Lei. Semplice: il direttore generale non poteva non sapere. Oppure: voleva fingere di non sapere. Chissà. Buone vacanze, a Ferrara, che avrà decine e decine di Qui Radio Londra prima che l’azienda si metta in pace con se stessa. Forse ha ragione John Hooper che scrive sul quotidiano inglese The Guardian: “Il programma di Ferrara dimostra che l’arrivo di Monti non ha scalfito il potere di Berlusconi sull’informazione”, questo per citare il passaggio più morbido di un articolo pubblicato anche su Internazionale. È sempre troppo tardi per la chiusura di Qui Radio Londra, sostiene Hooper. Una trasmissione del genere non andrebbe mai aperta: “Quando l’ultimo governo Berlusconi è entrato in crisi, Ferrara è stato chiamato a dare i suoi consigli. È difficile immaginare un altro paese europeo, eccetto forse la Bielorussia, in un cui un giornalista così sfacciatamente di parte possa avere la possibilità di ‘chiarire’ il senso delle notizie”. Fosse soltanto il privilegio di “chiarire le notizie”, mentre il Tg1 che precede Ferrara nemmeno le sfiora o le camuffa. Quando è tornato in televisione, esattamente un anno fa, giorno più giorno meno, l’Elefantino s’è infilato fra i giornalisti di destra che non facevano buoni servigi a Berlusconi, tranne l’impeccabile Augusto Minzolini. Con il governo Monti, e qui Hooper sarebbe entusiasta, in Rai nessuno arriva e nessuno parte.