Matematici armati di algoritmi e super computer minacciano i trader di Wall Street. Oltre metà delle transazioni finanziarie che avvengono negli Stati Uniti non è voluta da uomini in giacca e cravatta che decidono i destini delle piazze finanziarie, ma da software che applicano automaticamente gli algoritmi programmati da ingegneri. La diffusione di queste attività, chiamate high frequency trading, preoccupa le autorità di controllo, perché aumenta sempre più l’instabilità dei mercati finanziari. E crea agitazione tra i vecchi maghi della finanza, che temono di essere messi definitivamente in pensione da un gruppo di giovani scienziati.

“Sono dei parassiti che hanno trasformato Wall Street in un casinò super veloce”, ha spiegato all‘Huffington Post Joseph Saluzzi, fondatore della società finanziaria Themis Trading. Proprio la velocità, infatti, è la chiave del successo delle aziende di high frequency trading, che utilizzano software per comprare e vendere azioni, obbligazioni e derivati in una frazione di secondo, molto più velocemente di qualsiasi trader tradizionale, guadagnando così a ogni minima oscillazione di prezzo, centesimo dopo centesimo. Alcune società arrivano a scambiare oltre 100 milioni di azioni in un giorno grazie alle contrattazioni lampo, generando guadagni enormi.

“Ci dipingono come mangiatori di bambini perché i computer stanno sostituendo alcuni mestieri tradizionali” – ha detto Mark Gorton, fondatore della società di high frequency trading Tower Research Capital – ma questo è quanto accade quando i mercati diventano più efficienti, è la distruzione creatrice del capitalismo”. E ha spiegato: “Quello che facciamo è studiare le statistiche e individuare i trend che si ripetono, per poi tradurli in algoritmi e farli riprodurre dai software. “Siamo una società di ingegneri, abbiamo più in comune con Google piuttosto che con le grandi banche”.

Il successo crescente di queste società è un fenomeno interessante anche perché sta cambiando i profili dei giovani richiesti dal mondo della finanza: l’high frequency trading dà lavoro ai laureati in ingegneria e matematica, che sostituiscono gli economisti. Gorton, per esempio, ha studiato ingegneria elettronica e, prima di diventare uno degli high frequency trader più promettenti, ha fondato il programma di file sharing LimeWire. “I vecchi protagonisti del trading finanziario ci criticano perché rappresentiamo qualcosa di nuovo e diverso. I nuovi trader si identificano più con Egon, il genietto di Ghostbuster, piuttosto che con Gordon Gekko, l’avido broker protagonista del film Wall Street”, ha detto Gorton.

La diffusione delle contrattazioni super veloci non ha sollevato soltanto le critiche del mondo finanziario, ma ha anche attirato l’attenzione delle autorità di controllo, che hanno iniziato a studiarne da vicino i comportamenti, come fanno per i colossi finanziari del calibro di Goldman Sachs. La Security and exchange commission, la Consob americana, ha avviato una indagine per accertare la legittimità della loro attività anticipando di essere pronta a limitarla e regolamentarla. Non solo. Anche la Commodity futures trading commission ha avvertito che potrebbe prendere provvedimenti a partire da luglio. Così i trader tradizionali hanno colto l’occasione per rincarare la dose di critiche verso i nuovi arrivati rispolverando l’accusa fatta fin dall’inizio del fenomeno: l’high frequency trading è causa di instabilità dei mercati finanziari.

Un episodio, in particolare, ha innescato critiche pesanti. Il 6 maggio 2010, gli indici finanziari Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq sono crollati a sorpresa di oltre il 9 per cento, per poi recuperare terreno dopo soltanto un quarto d’ora e chiudere la giornata con un ribasso di appena il 3 per cento. Il collegamento tra l’accaduto, ribattezzato flash crash, e le nuove società di trading non è mai stato dimostrato, ma le contrattazioni lampo hanno sicuramente contribuito al crollo momentaneo dei listini. L’episodio ha sollevato l’attenzione delle autorità di controllo, che hanno aumentato i livelli di attenzione. Ma, soprattutto, ha aggiunto nuove frecce all’arco dei critici, pronti a far sedere computer e algoritmi sul banco degli imputati.

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