Il presidente Luigi Giampaolino nel corso di un'audizione alla Camera spiega che nel documento "il pericolo di un corto circuito tra rigore e crescita non é dissipato". E l'effetto recessivo delle manovre brucerà "oltre 37 miliardi di euro"
“Il pericolo di un corto circuito tra rigore e crescita non é dissipato nell’impianto del Def 2012-2015“. Secondo il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, infatti, ”la componente fiscale” degli interventi correttivi prevista dal Documento di Economia e Finanza “è altissima” e sarà superiore al 45% nel triennio 2012-2014.
Nel corso di un’audizione alla Camera sul Def, Giampaolino ha puntualizzato che “la componente fiscale delle correzioni sarà dell’82% nel 2012, del 70% nel 2013 e oltre il 65% nel 2014 e che “la pressione fiscale salirà dal 42,5% del 2011″ per innalzarsi di oltre due punti percentuali per l’intero triennio successivo. Inoltre ”l’urgenza del riequilibrio dei conti si è tradotta inevitabilmente nel ricorso al prelievo fiscale, forzando una pressione già fuori linea nel confronto europeo e generando le condizioni per ulteriori effetti recessivi”.
Giampaolino ha spiegato che il Documento di Economia e Finanza è “impegnato a definire il profilo di avvicinamento al pareggio di bilancio in un arco di tempo molto breve” perché “la ristrettezza dei margini temporali, imposti dalle intese europee complicala realizzabilità di una strategia di politica economica nella quale si compongano le esigenze di riequilibrio del bilancio con quelle della ripresa economica, affidata alle riforme strutturali”. Secondo il presidente della Corte dei Conti, nel periodo di riferimento del Def, la politica di bilancio “deve confrontarsi con un abbassamento, in parte inatteso, delle prospettive di crescita anche a livello internazionale”.
E poi ha lanciato l’allarme: nel 2013 gli effetti recessivi delle manovre brucerebbero oltre 37 miliardi di euro. L’anno prossimo, considerato l’esercizio del ‘pareggio’ “si può calcolare che l’effetto recessivo indotto dissolverebbe circa la metà dei 75 miliardi di correzione netta attribuiti alla manovra di riequilibrio”.