Da diversi mesi si susseguono attacchi continui al movimento spontaneo nato dall’attivismo del noto comico genovese, Beppe Grillo.
Quello che mi ha colpito di più – a parte l’entità e la convergenza di questi attacchi, che palesano quanto ormai sia temuto il “Movimento 5 stelle” – è lo slogan usato concordemente dai suoi “avversari”: lo definiscono l’”antipolitica”.
Ed allora, abituato a cavillare da giurista, mi son chiesto se questa locuzione, indubbiamente di grande impatto mediatico, fosse davvero attribuibile a Grillo.
La risposta, a mio avviso, va trovata nella definizione di anti-politica. “Anti” significa, grossomodo, contro, contrario, opposto. Ma cosa significa “politica”?
Secondo la definizione aristotelica (dal greco πολιτικος, politikós) politica significa l’amministrazione della “polis” per il bene di tutti. In questo, francamente, mi sembra che il Movimento 5 stelle, nascendo “dal basso” e facendosi portatore di esigenze reali e spesso molto localizzate (come reso evidente dalle attività delle liste civiche) possa definirsi politica nel senso più puro del termine. Del resto è l’attuale classe politica a parlare, con riferimento a se stessa, di “neccesità di recuperare il consenso”, segno che ormai vi è piena consapevolezza di non essere più espressione della “polis”, ma qualcosa di diverso che deve addirittura essere reso accettabile alla “polis” stessa.
Scartata l’utilizzabilità della nozione aristotelica, bisogna allora guardare ad altre definizioni di politica, come quella, ad esempio, proposta da Max Weber. Il noto filosofo tedesco sosteneva – riassumendo in poche parole – che la politica fosse mera aspirazione al potere e monopolio legittimo all’uso della forza. Sul punto, credo sia innegabile che i “grillini” si oppongono alla aspirazione del potere ed all’uso legittimo della forza, come è testimoniato dal “programma”, il quale parte proprio dal divieto di rielezione dei parlamentari oltre due mandati – regola peraltro mutuata dalla saggezza del diritto romano – tendendo in tal modo a stroncare ab origine la concentrazione di potere.
Ed allora, se Grillo ed il Movimento 5 stelle sono antipolitica – come sostengono molti degli attuali politici – significa che chi taccia Grillo di antipolitica identifica la politica (come desumibile a contrario da ciò cui va contro Grillo), nel concetto weberiano, in base ad un semplice sillogismo. Solo così, infatti, una simile definizione del Movimento 5 stelle assumerebbe una coerenza ed una rispondenza ai dati di fatto.
Quindi, riassumendo, se Grillo viene visto nella visione “politica” proposta da Max Weber, è certamente espressione di antipolitica, mentre gli attuali politici hanno (per presupposto di partenza, in base alle loro stesse affermazioni) una visione della loro “politica” che è riconducibile ad una mera aspirazione al potere e monopolio legittimo all’uso della forza.
E allora … non c’è da stupirsi che mentre si afferma sempre più l’idea che il nostro sia un “teatrino della politica”, si siano aperti spazi per il soggetto più adatto alla circostanza: un comico!