Sarà pur vero che “il volto è lo specchio dell’anima”, come recita un noto proverbio popolare, è altrettanto vero che l’immagine riflessa di una stessa emozione cambia in base ad ogni cultura. Una stessa emozione, infatti, può essere espressa dal viso in modo diverso se si vive Oriente o in Occidente. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori dell’Università di Glasgow in uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings della National Academy of Science.
Gli studiosi hanno ricostruito, grazie a una piattaforma ad hoc, le rappresentazioni mentali e le conseguenti espressioni facciali delle sei emozioni di base che, secondo Darwin, sarebbero universali. In pratica, hanno studiato come 15 europei e 15 cinesi esprimono con il loro volto la felicità, la sorpresa, la pura, il disgusto, la rabbia e la tristezza. Per farlo i ricercatori hanno chiesto ai soggetti di classificare 4.800 animazioni, specificando le emozioni trasmesse dalle immagini. Ebbene, dalle analisi è emerso che le persone dell’Occidente hanno sei chiare espressioni facciali per ognuna delle sei emozioni, a differenza invece dell’Oriente. Gli asiatici, infatti, sovrapporrebbero gesti e sentimenti diversi.
“Inoltre, i primi utilizzano tutti i muscoli del viso e soprattutto la bocca per esprimere disgusto o rabbia, mentre i secondi usano principalmente gli occhi”, ha detto Rachel E. Jack, che ha cordinato lo studio. E’ importante, secondo gli scienziati, capire queste sfumatore per evitare incomprensioni. “Queste differenze – ha aggiunto – possono causare confusione nelle interazioni culturali che hanno a che fare con la comunicazione non verbale delle emozioni”.
Concorda con le conclusioni di quest’ultimo studio anche Carmelo Vázquez, docente di Psicologia dell’Università Complutense di Madrid, convinto che non si possa ridurre emozioni complesse in espressioni universali. “Il volto – dice in un articolo pubblicato sul quotidiano spagnolo El Mundo – è lo specchio di ciò che si sente, ma è uno specchio che è distoro da ogni cultura”.
Non è una questione di poco conto. Secondo Vázquez, questo “specchio” è fondamentale nelle relazioni umane. Manca, infatti, in situazioni patologiche, come ad esempio nelle persone affette da autismo.
di Valentina Arcovio