Scuola

Il 25 aprile e la memoria corta della scuola

“Maestro, ma perché domani stiamo a casa da scuola?”. La domanda arriva da uno dei miei ragazzi di quarta. “E’ la festa della liberazione”, rispondo dando per scontato che il mio allievo sappia già di cosa sto parlando. Qualche attimo dopo mi rendo conto di aver fatto un errore: “Liberazione di cosa? Della scuola?”, mi ribatte il mio simpatico alunno.

Il 25 aprile del 1945 sembra troppo lontano per chi è nato nel nuovo secolo. Un breve sondaggio in classe e mi accorgo che della fine dell’occupazione nazifascista a scuola non se ne parla o forse, come spesso accade, si cita come tante altre date senza “dar voce” alla storia. Per sincerarmi dell’impressione vado a cercare uno dei libri di “Cittadinanza e Costituzione”: sfoglio le 64 pagine e trovo solo tre righe che parlano “di una guerra mondiale, la seconda, 1939 -1945, cominciata, da chi voleva il dominio del mondo, finita da quanti non erano d’accordo”. Non una sola parola sul fascismo, sulla resistenza, sui partigiani.

Per fortuna nella mia borsa ho sempre la ben fatta “Costituzione” riscritta per i bambini a cura di Mario Lodi che ricostruisce quanto è accaduto. Ma forse oggi dovremmo nella scuola italiana, già a partire dalla primaria, far parlare i protagonisti della liberazione: i partigiani. Negli anni scorsi ho invitato il partigiano Armando Gasiani in classe: Armando ha raccontato di Mauthausen, ha mostrato ai ragazzi il triangolo con il numero 115523 che stava appeso al petto della sua divisa.

Un incontro che non lasciò indifferente nemmeno Sara che non era solita essere tra i più studiosi. Mi fece avere una lettera per il partigiano bolognese: “Caro Armando, quando ho sentito la tua vita passata, mi è venuto da piangere. Essere trascinati via dalla propria vita e dalla propria famiglia non è assolutamente bello. Sei stato per quattro mesi nel campo di concentramento e per me è molto brutto. Hanno anche preso tuo fratello che è morto a Mauthausen. Oggi grazie a te ho saputo la tua storia, altrimenti non avrei mai conosciuto i partigiani”.

A qualche classe ho fatto vedere il bel film di Giorgio Diritti “L’uomo che verrà” ma credo che serva qualcosa in più. Ancora oggi, come capitava quand’ero io piccolo, in molti paesi i bambini vengono fatti svegliare il 25 aprile alle 9 per sfilare con consiglieri comunali e bande musicali per il paese fino al monumento dei caduti dove i ragazzini leggono la poesia imparata a memoria ma mai capita. Forse sarebbe meglio portare questi bambini al parco storico di Monte Sole o al museo dei fratelli Cervi.