Il tabù supremo sarebbe sul punto di crollare, oppure, il segreto di pulcinella starebbe per essere svelato. Scegliete voi. Anche nel mondo del calcio ci sono persone omosessuali, come dappertutto. E’ ora di finirla con l’ipocrisia e con il machismo pallonaro. Lo scrive il commissario tecnico della nazionale italiana di calcio Cesare Prandelli, nella prefazione al libro di Alessandro Cecchi Paone e Flavio Pagano ‘Il campione innamorato. Giochi proibiti dello sport’, edito da Giunti. “Nel mondo del calcio e dello sport resiste ancora il tabu nei confronti dell’omosessualità – scrive Prandelli -. Mentre ognuno deve vivere liberamente se stesso, i propri desideri e i propri sentimenti. Dobbiamo tutti impegnarci per una cultura dello sport che rispetti l’individuo in ogni manifestazione della sua verità e della sua libertà”.
Con buona pace del suo predecessore, Marcello Lippi, che tre anni fa aveva dichiarato “Gay nel calcio? Mai visto uno in quarant’anni di attività”, contribuendo così a rinforzare il muro di gomma dell’omertà pallonara. E di Damiano Tommasi, il presidente dell’associazione calciatori che smentendo la sua fama di libero pensatore e dimostrandosi conforme alla vulgata dominante, lo scorso novembre aveva detto: “Personalmente, non ho mai conosciuto calciatori gay. Poi magari li ho conosciuti senza sapere che sono omosessuali – aggiungendo poi – . Esprimere la propria preferenza sessuale è difficile in tutti gli ambiti, ancor di più per un calciatore che condivide con lo spogliatoio, quindi anche la sua intimità, con altri. Nel nostro mondo si potrebbe creare imbarazzo; uno sport dove ci si spoglia, potrebbe diventare una difficoltà in più nella convivenza (…) Anche il coming out è da sconsigliare”.
Ma Prandelli non ci sta, e considera l’omertà di questo esagerato machismo da spogliatoio un vero e proprio attentato alle libertà e ai diritti dell’uomo. “L’omofobia è razzismo, è indispensabile fare un passo ulteriore per tutelare tutti gli aspetti dell’autodeterminazione degli individui, sportivi compresi – scrive Prandelli, augurandosi inoltre che -. Magari presto qualche calciatore farà coming out”. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l’autore del libro Cecchi Paone conferma: “Un campionissimo di Seria A a fine carriera farà presto coming out. Farà da parafulmine, aiuterà gli altri”. Fino adesso solo gossip, illazioni, pettegolezzi, qualche paragrafo dell’ultimo libro del recentemente scomparso Carlo Petrini. Mai nessuno nel calcio europeo ai massimi livelli ha osato esporsi. Negli altri sport qualcuno ci prova: dalla tennista Martina Navratilova al rugbista gallese Gareth Thomas al giocatore di basket NBA John Amaechi.
Nel calcio no. L’ha fatto l’anno scorso Anton Hysen, giocatore svedese dell’Utsiktens BK e figlio di Glenn Hysen, ex giocatore del Liverpool e della Fiorentina. Ma la Svezia è lontana, in tutti i sensi. Prima di lui aveva osato solo Justin Fashanu, in un’intervista al The Sun il 22 ottobre 1990. Giocatore di colore, e dichiaratamente omosessuale: troppo per l’Inghilterra del riflusso thatcheriano. Fashanu è ostracizzato dal mondo del pallone, disconosciuto dal fratello che gioca nell’Aston Villa. Finisce la carriera in piccole squadrette tra Scozia, Svezia e Canada. Poi, nel 1998, un ragazzino lo accusa di stupro. Fashanu non ce la fa ad aspettare il verdetto (le accuse decadranno in seguito per mancanza di prove), il mondo del calcio ha già da tempo emesso il suo: colpevole. Si impicca in un garage dell’Eastend londinese. Che le parole di Prandelli servano perché questa orribile storia non si ripeta.