Gli inquirenti, fino a poco tempo fa, erano orientati a non aprire il sepolcro. Il cambio di orientamento è legato a una diversa strategia imposta dal procuratore capo Giuseppe Pignatone
La salma del boss Enrico De Pedis lascerà presto la basilica di Sant’Apollinare e la tomba sarà ispezionata dai magistrati della procura di Roma che indagano sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la 15enne, figlia di un dipendente del Vaticano, sparita in circostanze misteriose il 22 giugno del 1983. Entro la fine di maggio la salma dovrebbe essere traslata nel cimitero di Prima Porta a Roma.
La notizia ha trovato conferma negli ambienti giudiziari. Gli inquirenti, fino a poco tempo fa, erano orientati a non aprire il sepolcro: ritenevano l’atto non più necessario dopo essersi limitati a verificare, tramite sopralluogo, quanto un anonimo suggerì nel settembre del 2005, con una telefonata alla redazione di ‘Chi l’ha visto?‘. E cioè che effettivamente c’era la scritta Enrico De Pedis su una imponente struttura in marmo all’interno di una stanzetta umida che si trova nella cripta.
Il cambio di orientamento è legato a una diversa strategia imposta dal procuratore capo, Giuseppe Pignatone che, a poco più di un mese dal suo insediamento a piazzale Clodio, ha assunto il coordinamento delle indagini pur lasciando la delega all’aggiunto Giancarlo Capaldo e al pm Simona Maisto. Nessuna conferma ufficiale sul fatto che tra procura e Vaticano ci siano già stati alcuni contatti. Un dato certo, però, è che sulla traslazione nessuna delle parti interessate (‘in primis’ il Vaticano e la famiglia di De Pedis) si è detta contraria. Così come nessuno tra gli investigatori si illude di trovare nella tomba di ‘Renatino’, ucciso in un agguato il 2 febbraio del 1990, qualcosa che sia riconducibile alla Orlandi, sparita 7 anni prima.