L’inchiesta per corruzione internazionale sulle commesse estere di Finmeccanica ha preso il volo. Ieri è stato perquisito il superconsulente Guido Haschke, accusato nei suoi verbali dall’ex direttore centrale Lorenzo Borgogni di avere creato la provvista da 10 milioni per i partiti, la Lega Nord in particolare, sulla fornitura da Agusta-Westland di 12 elicotteri AW-101 al governo indiano. Circostanza che il Carroccio nega con forza.

L’inchiesta è alle prime battute e nessun politico della Lega è indagato né citato nella rogatoria eseguita ieri, ma certamente questa storia impensierisce non poco il presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi (i pm negano sia indagato) e non fa piacere a Roberto Maroni.

Pur non avendo avuto alcun ruolo nella storia degli elicotteri, non è un mistero che proprio l’ex ministro dell’Interno sia stato uno degli sponsor della nomina di Orsi ad amministratore delegato e poi a presidente di Finmeccanica. Certamente non deve essere piacevole per i due amici (la moglie di Maroni lavora nel gruppo e le due famiglie si conoscono e si frequentano da anni) leggere sui giornali che i pm ieri sono stati in Svizzera proprio per cercare le tracce di una mazzetta milionaria pagata su un affare del 2010 di Agusta-Westland (guidata allora da Orsi), mazzetta che le fonti di Borgogni affermano essere finita proprio alla Lega Nord.

I magistrati napoletani Vincenzo Piscitelli e Francesco Curcio sono arrivati di primo mattino sul lago assieme ai Carabinieri del Noe (il Nucleo Operativo Ecologico che ora è divenuto Tutela Ambiente) e hanno perquisito per ore l’abitazione di Haschke a Breganzona e la società Gadit Ag con sede presso la Fidinam SA in via Maggio 1 a Lugano. L’operazione, seguita a distanza anche dal pm Henry John Woodcock, ha riguardato anche altre società legate al giro di questo consulente di famiglia ebraica, cresciuto a Torino e che però da venti anni risiede in Svizzera.

Assieme al procuratore federale Capo del canton Ticino Pierluigi Pasi, i magistrati napoletani, hanno visionato la documentazione e sono ripartiti molto soddisfatti. Sono state trovate carte che documentano gli affari del gruppo italiano con Hasckhe. Una circostanza che imbarazza Finmeccanica. Quando Il Fatto si era occupato delle ombre sulla commessa indiana, Finmeccanica aveva replicato con un secco comunicato: “Agusta-Westland non ha commesso alcun tipo di irregolarità, né pagato commissioni di alcun genere a nessun tipo di intermediario nella gara (militare) per la fornitura di elicotteri AW101 al Ministero della Difesa… Agusta-Westland ha quindi pienamente rispettato la legge indiana che, come è noto, vieta l’utilizzo di intermediari per le forniture militari. Una recente indagine del Ministero della Difesa ha appurato tale fatto, accertando l’assoluta regolarità della gara per gli elicotteri AW101”.

L’obiettivo della trasferta era proprio la verifica delle parole di Borgogni che invece assegnava al consulente Guido Ralph Haschke un ruolo chiave nell’affare da 560 milioni di euro per la vendita degli elicotteri all’India. Borgogni nell’interrogatorio di lunedì della scorsa settimana (non martedì come erroneamente avevamo scritto) e nei precedenti verbali aveva puntato il dito contro Giuseppe Orsi e la Lega Nord.

Le accuse di Borgogni sono in realtà dei racconti de relato di fonti aziendali, non indicate con nomi e cognomi. L’ex numero tre del gruppo, indagato a Roma e solo testimone a Napoli, è stato costretto a lasciare la sua posizione di direttore centrale per la sua situazione giudiziaria anche a seguito dell’atteggiamento duro assunto da Orsi. Non è quindi un testimone ben disposto verso la sua ex azienda e per questa ragione i magistrati napoletani stanno verificando punto per punto le sue affermazioni.

Borgogni ha riferito di avere saputo in ambito aziendale che nella vendita dei 12 elicotteri al ministero della Difesa indiano sarebbe stato riconosciuto un compenso di 41 milioni di euro a Guido Ralph Haschke. Per far fronte alle “esigenze” dei politici della Lega Nord però, stando a quanto racconta di avere appreso dalle sue fonti Borgogni, Giuseppe Orsi avrebbe chiesto ad Haschke di sottrarre al suo compenso 9 milioni di euro da far tornare attraverso un intermediario nella disponibilità del manager.

Il consulente avrebbe risposto picche e si sarebbe allora trovata una via diversa. Sempre stando al racconto di Borgogni, tutto da verificare, il costo della consulenza sarebbe lievitato di dieci milioni “per soddisfare le esigenze dei partiti e in particolare della Lega Nord”. A questo punto è evidente l’imbarazzo politico che una simile indagine provoca alla Lega e a Maroni in particolare, che ha appoggiato la nomina ad amministratore delegato di Giuseppe Orsi. Quando lo hanno convocato a novembre, Guido Haschke ha declinato cortesemente l’invito: “dono un cittadino straniero e devo essere sentito per rogatoria internazionale.

Cinque mesi dopo Haschke si è trovato i pm napoletani a Lugano in ufficio e nella sua bella casa. Quando ha visto i carabinieri del Noe il consulente ha avuto un malore. Poi si è ripreso e risposto alle domande del procuratore federale Pasi.

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