L’evento in questione è Live Arts Week (dal 24 al 29 Aprile) una miscellanea tra discipline e forme di espressione, con l’obiettivo di offrire momenti di coabitazione tra artisti e pubblici di diversa provenienza. Incentrato sulle live arts, intese come “insieme eterogeneo di pratiche che ruotano intorno alla presenza, alla dimensione performativa e all’esperienza percettiva di suoni e visioni”, il festival propone un programma internazionale in una concezione/dimensione dell’arte come esperienza, fatta di temporalità, posture e immaginari. Ed è proprio il fatto di proporsi come “week” che questo evento si differenzia dalla concezione di “festival”, ormai considerato solo come una delle ‘vetrine’ della vita culturale di una città.
Ulteriore elemento distintivo è l’eterogeneità delle durate e delle densità degli accadimenti raccolti, che contemplano le messe in opera con tempi molto dilatati, lunghe e lente successioni, o veloci colpi di frusta: luoghi e situazioni pensati e realizzati come strutture produttive aperte e in progress, formule ibride tra la conferenza scientifica e l’azione, Salons di ricerca, e iper-metraggi di immagini e suoni.
Gli spazi nei quali si svolgeranno gli eventi della settimana sono sei, ed il programma permette di attraversare un insieme di spazi-mondo che ospitano personalità di spicco della ricerca contemporanea internazionale. La manifestazione si profila come un evento cittadino scandito da un palinsesto di accadimenti, performance, spettacoli, concerti e live media con date uniche, produzioni e anteprime assolute (possibilmente) da non perdere, in cui trenta artisti si raggruppano in “scene” e “compagni di specie” in una visione apprezzabile sia nel suo complesso che in aggregati componibili dallo spettatore, offrendo al pubblico l’occasione di “frequentare” i progetti e seguirne le evoluzioni: entrare/uscire, ritornare/abbandonare.
La direzione artistica ed esecutiva hanno volutamente scelto di dare una sorta di nome di battesimo come buon auspicio al suo sviluppo: “Gianni Peng”, non una persona ma un fenomeno concepito come un nuovo soggetto identitario, improbabile ma al tempo stesso reale.
Tra i protagonisti, ricordiamo l’artista veneto Ottaven, alias musicale di Canedicoda, il cui lavoro di ricerca si estende tra grafica, musica e moda. A Bologna presenta Musica per un giorno registrata in un mese: una composizione di 24 ore registrata nell’arco di un mese, una riflessione sul tempo, in un percorso di ascolti che si sviluppa in 4 ore al giorno per tutta la durata del festival.
Così come I Passanti dell’attrice e drammaturga Claudia Castellucci, una mostra di ritagli di giornali in cui le immagini sopportano il doppio senso ed emergono con un’unica missione: comunicare la fine.
Da non perdere: l’artista inglese Ben Rivers, che propone il film di fantascienza post-apocalittico Slow Action, una sorta di ibrido tra documentario, studio etnografico e fiction. Presentato nel contesto di Live Arts Week con una proiezione espansa su quattro schermi,Slow Action è un vasto panorama, un’esplorazione di ambienti straordinari che evocano un remoto futuro terrestre. Partendo della biogeografia insulare, che studia come le specie e gli ecosistemi isolati si sviluppino differenziandosi dal territorio circostante, Ben Rivers ci racconta lo scenario di una natura ostile dove il livello del mare è cresciuto mostruosamente e la società umana si è evoluta in piccole comunità rette da utopie iperboliche.
Il programma è consultabile su: http://www.liveartsweek.it/ita/home