Internazionalizzazione, finanziamenti al settore dell’istruzione e riconoscimento dei meriti accademici. Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, in visita a Bologna, ha parlato di cambiamenti all’interno di una categoria, quella delle scuole e delle università, che negli ultimi anni ha subito tagli, riorganizzazioni e molta precarietà. Novità che però si scontrano con il bilancio delle risorse a disposizione, poche e in calo a causa della recessione, tanto che non è possibile nemmeno pianificare i finanziamenti che lo Stato stanzierà dopo il 2012. “Garantire fondi pluriennali e strutturati – ha dichiarato infatti Profumo – è un tema complicato, bisogna procedere anno per anno”.
La prima questione toccata dal ministro è stata quella delle liste d’attesa nelle scuole materne d’Italia, a Bologna ad esempio i bambini al momento esclusi dalla graduatoria sono 465, sollevata in consiglio comunale dall’assessore alla scuola Marilena Pillati. Che definito il quadro locale “preoccupante”. “Una strada” secondo Profumo, potrebbe essere proprio l’istituzione di una fondazione pubblico – privata ipotizzata dal sindaco Virginio Merola. “E’ interessante il percorso sperimentato nelle Marche nelle scorse settimane – ha sottolineato il ministro dell’Università e della Ricerca – Invece di creare un nido o una materna aziendale, le imprese hanno partecipato a un progetto del Comune”. Dunque, ha aggiunto il ministro, “queste forme di partecipazione pubblico-privato, in un momento di difficoltà economica, sono il modo migliore per usare le risorse e dare servizi per le famiglie e i bambini”.
Scuola. Anche per quanto riguarda la scuola pubblica, il bilancio presentato dai sindacati al ministro Profumo, durante un incontro organizzato a Palazzo Poggi, è allarmante. Anzi, “vicino al collasso”. Riuniti in presidio davanti al rettorato di Bologna Cgil, Cisl e Uil, dati alla mano, hanno evidenziato il collasso strutturale che rischia di travolgere l’Emilia Romagna. Storicamente considerata “territorio virtuoso, che si è sempre distinto per la qualità dell’offerta scolastica e universitaria”. A settembre, infatti, l’anno riprenderà ma, se dalla materna alle superiori in Emilia Romagna sono previsti ben 9000 nuovi studenti, gli insegnanti a disposizione saranno solo 392 in più. “Un numero insufficiente, meno della metà del fabbisogno locale – ha dichiarato Sandra Soster, segretaria della Flc Cgil – non sappiamo come riaprire le classi, soprattutto quelle della scuola dell’obbligo”.
“Rispetto al governo precedente, che considerava ogni problema sollevato dagli operatori del settore una critica diretta contro il Presidente del consiglio, oggi c’è più disponibilità a dialogare – ha aggiunto la Soster al termine dell’incontro – ma la situazione resta drammatica”.
Università. Anche per il settore accademico i prossimi anni si prospettano difficili e il primo a perorare la causa dell’Università di Bologna è stato proprio il rettore Ivano Dionigi, che al ministro Profumo ha voluto ricordare l’eccellenza dell’ateneo della Dotta. Un’eccellenza che, ha sottolineato il rettore, dovrebbe essere ricompensata con una maggiore libertà da quei vincoli strutturali che, ad esempio, impediscono di applicare un turn over superiore al 50%. “Sappiamo che la situazione è critica e non chiediamo risorse aggiuntive – ha chiarito Dionigi – ma il governo deve consentire a chi può camminare con le sue gambe di farlo. Noi vogliamo essere valutati per i risultati, e non per i requisiti e se abbiamo le risorse necessarie, allora dobbiamo avere la possibilità di applicare un turn over del 100%. Perché noi vogliamo reclutare i giovani”.
Anche per il problema dei concorsi, che a Bologna sono fermi dal 2008, il rettore ha chiesto l’intervento del ministro dell’Istruzione, che ha promesso bandi per i ricercatori già nei prossimi mesi. Quella che giunge dai ricercatori universitari, ha risposto Profumo, “è una giusta aspirazione e dobbiamo accelerare questo processo: l’abilitazione per i professori di prima e seconda fascia partirà prima dell’estate, siamo nella fase conclusiva”. Inoltre, ha aggiunto il ministro “Dobbiamo porre loro la prospettiva del tempo, la prospettiva che non sarà ‘l’ultima spiaggia’. Quindi nel bando ci saranno anche i termini per i bandi per il 2013 e il 2014”. Quanto alle risorse l’ex presidente della facoltà di ingegneria del Policlinico di Torino ha precisato che, per quanto riguarda i professori di seconda fascia, in campo ci sono “78 milioni di euro per il 2011-2012, 90 milioni per il 2012-2013 e altri 90 milioni per il 2013-2014”. Per la prima fascia, invece, ha ricordato che l’onere finanziario “riguarda i bilanci degli atenei”.
La questione finanziamenti e risorse è stata ripresa anche dai sindacati dei docenti che, a sigle unite, hanno paventato il rischio che l’università italiana ritorni a essere un lusso per pochi benestanti.
“Noi chiediamo al ministro di abrogare i decreti 436 e 437 – ha aggiunto il Giorgio Tassinari, docente dell’Università di Bologna – perché qualora dovessero essere approvati metteranno a rischio il diritto allo studio e scateneranno una guerra tra poveri che avranno sempre meno possibilità di ottenere un lavoro stabile. Inoltre, è necessario cancellare l’ipotesi dell’abolizione legale del titolo di studio, una barbarie che ripristinerebbe quella concezione che per anni abbiamo combattuto, cioè il considerare alcune lauree di serie A e altre di serie B”.
Anche se per il ministro, tra un incontro pomeridiano e l’altro, il primo tema “universitario” da affrontare con la stampa è sembrato essere quello dei fuori corso: “Questo è un paese incapace di mantenere i tempi, è sempre in ritardo, il baco è la scuola ed è l’unico paese al mondo dove esistono i fuori corso. Il costo sociale del non imparare cosa siano i tempi è indescrivibile. Sul tema bisogna ragionare al più presto. E’ un problema di cultura: non siamo capaci di mantenere i tempi mentre è l’Europa che ce lo chiede”.
Modernizzazione. In generale, per quanto riguarda il sistema dell’istruzione italiana, secondo l’ex presidente del Consiglio nazionale delle ricerche serve “una pubblica amministrazione più moderna e capace di interagire con l’Europa e a livello nazionale, che abbia sistemi informativi più evoluti e che sia in grado di gestire sistemi complessi. Che non sia dunque solo burocrazia ma un vero supporto ai ricercatori e agli operatori di settore”, un percorso che deve passare dalla “formazione e dalle competenze del personale” ma anche da progetti di “procurement pre-commerciale”.
“Ho proposto a Vasco Errani in qualità di presidente dalla Conferenza Stato Regioni di avviare un processo, in questi 2 anni, di cambiamento della pubblica amministrazione, affinché sia basata sulla compartecipazione, con una guida indiretta nella logica del ‘bastone e la carota’” ha concluso il ministro. Perché in Italia “c’è una paura terribile e indescrivibile: qualunque cosa deve essere normata e questo ci fa volare basso”, così come sono “tutte gare al minimo ribasso, perché questa é la cosa più semplice da fare”.
“Ciò di cui l’istruzione italiana avrebbe bisogno – hanno risposto invece i sindacati – è prima di tutto un piano di rilancio, che elimini la riforma Gelmini e la legge Brunetta e si concentri su una vera trattativa per istituire un nuovo piano occupazionale e nuovi fondi per la ricerca, il vero motore dello sviluppo del paese”.